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Famiglia e solidarietà tra generazioni

Il discorso di Giovanni Paolo II ai membri del Forum delle Associazioni Familiari (27/06/98) è un riferimento importante.
La situazione dell’Italia e di tante altre parti del mondo è contrassegnata da sfide radicali, che occorre affrontare con coraggio e con unità di intenti. La famiglia costituisce anche oggi la risorsa più preziosa e più importante di cui una nazione dispone. La grandissima maggioranza degli italiani crede profondamente nella famiglia e nei suoi valori. E’ incalcolabile il contributo che le famiglie danno alla vita sociale, facendosi carico di gravi difficoltà, quali la diffusa disoccupazione giovanile e le carenze del sistema previdenziale e sanitario. E tuttavia alle famiglie viene dato ben poco aiuto per la debolezza e l’aleatorietà delle politiche familiari che, troppo spesso, non la sostengono in modo adeguato né economicamente né socialmente. Occorre ricordare il chiaro dettato della Costituzione italiana, che afferma: “La Repubblica agevola, con misure economiche e altre provvidenze, la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi”. La pesante denatalità che affligge, da molti anni, il popolo italiano sta cominciando ad avere effetti deleteri sulla vita sociale. E’, inoltre, preoccupante l’attacco che si sta sviluppando sia a livello culturale che nell’ambito politico, legislativo e amministrativo; esso ignora o distorce il significato della norma costituzionale, con la quale la Repubblica italiana “riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. E’ chiara, infatti, la tendenza ad equiparare alla famiglia altre e ben diverse forme di convivenza. E’ gravemente errato considerare la progressiva dissoluzione della famiglia come un fenomeno inevitabile, che quasi automaticamente accompagna lo sviluppo economico e tecnologico.
Continuare ed intensificare l’azione per il riconoscimento di quei diritti che alla famiglia appartengono nativamente è obbiettivo irrinunciabile, affidato alla coscienza e all’impegno responsabile di ciascuno.
Ma a chi rivolgersi ? Chi, più di altri, è disposto a farsi coinvolgere ?
“Il sistema - ha scritto James Saft sul “Corriere della Sera” - funzionava in base a due presupposti: “che i vecchi non vivessero troppo a lungo; che i giovani avessero redditi tali da garantire il necessario gettito fiscale” o, meglio, contributivo. Viceversa “l’allungarsi della vita media, la minore natalità e la disoccupazione di massa” hanno destabilizzato il meccanismo.
Inoltre i bassi rendimenti obbligazionari ed i recenti crolli borsistici hanno messo in crisi molte certezze. Gli apologeti del sistema previdenziale (e pensionistico) privato hanno dovuto ricredersi. Infatti, quando lo Stato “abbandona” l’unico elemento certo è che i risparmi e le risorse individuali finiscono con il cumularsi nelle mani di una persona e questa diventa, presto, molto potente. Nessuno, poi, è più disposto a spendere una sola parola quanto alla trasparenza, all’efficienza o ai maggiori rendimenti conseguibili dal privato rispetto al pubblico; sono miti sbugiardati da tempo.
Per risolvere i problemi della famiglia e degli anziani occorre, in primo luogo, che le famiglie e gli anziani riescano a ragionare e, facendo proposte congiunte, riescano a superare la logica del momento, che le vuole categorie diverse, sovente mosse da logiche contrapposte. Occorre comprendere che, continuando ad essere divisi, non ci sono prospettive. Invece, riuscendo a gestire insieme, famiglie ed anziani, le risorse economiche e sociali disponibili, famiglie ed anziani avranno un futuro più sereno.


Mario Paganini
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