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  IL TACCUINO DI MARIO  
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Effetti collaterali

Alcune considerazioni sulla nota sentenza del Tribunale dell’Aquila che impone di togliere il crocifisso dalla scuola di Ofena. In primis sarebbe auspicabile che sul crocifisso non si facessero speculazioni o strumentalizzazioni soprattutto politiche. “La croce non può essere brandita contro nessuno” affermava il settimanale Famiglia Cristina, nel n. 45 scorso, aggiungendo “sarebbe un controsenso per un simbolo d’amore così universale”. Il presidente Carlo Azeglio Ciampi ha, poi, opportunamente ricordato che: “Il crocifisso nelle scuole è sempre stato considerato non solo come un segno distintivo di un determinato credo religioso, ma soprattutto come simbolo di valori che stanno alla base della nostra identità”. Similmente il Presidente della C.E.I., cardinale Camillo Ruini, commentava: “Siamo convinti che il crocifisso esprima l’anima profonda del nostro Paese e quindi debba rimanere come un segno dell’identità della nostra nazione”. Possiamo, pertanto, dire che, fare la guerra sul crocifisso, è un’inutile provocazione che non solo offende il senso religioso di moltissime persone, ma è una lotta antistorica in un momento in cui tutti scoprono e valorizzano le proprie tradizioni. E le nostre radici, quelle del Paese in cui viviamo, sono profondamente cristiane. Sono concetti ribaditi sia dall’on. Giuliano Amato che dal card. José Saraiva Martins. Infatti, rispettivamente, il primo ci ricorda che “Nel nuovo Concordato c’è scritto che la Repubblica Italiana riconosce la cultura religiosa e tiene conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. E il crocifisso esprime il patrimonio storico dell’Italia”. Sono considerazioni riprese ed ampliate nelle parole del secondo per il quale “Il cristianesimo fa parte della nostra cultura, non soltanto della nostra religione. Il crocifisso è un segno che appartiene alla cultura degli italiani, degli europei e dell’Occidente”.
Qualche perplessità, dunque, sorge di fronte alle numerose prese di posizione di tanti politici che, con zelo eccessivo, non si sono limitati a chiedere, ma hanno anche suggerito al Governo come e/o dove “intervenire”. Elemento, che caratterizza soprattutto l’azione degli appartenenti ad un certo partito, è operare per gettare discredito inizialmente su alcuni giudici, successivamente sulla magistratura e, infine, sulla Giustizia in generale. Preparato il terreno, creando una certa cultura, il passo successivo sarà conseguente ed agevole: un Esecutivo con il diritto/dovere di intervenire per integrare, supplire o correggere il potere Giudiziario. Ossia, con parole più crude: il potere Giudiziario finisce con l’essere subordinato al potere Esecutivo. Quanto al potere Legislativo ed alla sua autorevolezza nel nostro Paese, basta guardarsi attorno per avere chiare la considerazione e la stima raccolte dai parlamentari conseguenti sì un malcostume diffuso, ma di certo strumentalmente enfatizzato.
Continuando a non reagire ed anzi a fare l’abitudine a certe mode, finiremo con il perdere circa tre secoli di conquiste di civiltà e di istituzioni democratiche, per tornare ad una convivenza regolata da un patto sociale di tipo feudale.
E’, invece, sicuramente un segno positivo riscontrare, oggi, in questa circostanza l’unanimità di intenti manifestata da un ampio schieramento di politici, con appartenenze ideologiche diverse.
Questa unanimità è auspicabile che possa in futuro ripetersi. Fin da ora le occasioni non mancano. Ad esempio: forse l’anno prossimo sentiremo, finalmente, qualche cosa anche sulla festa di Halloween che, neanche tanto di soppiatto, ha sostituito, soprattutto tra i giovani, le celebrazioni a ricordo dei Santi ed a suffragio dei Defunti. E chissà, poi, che non sia la volta buona per una seria politica familiare che renda l’Italia un Paese Europeo.
Se da una parte c’è chi provoca e vuole farsi pubblicità, dall’altra dovremmo chiederci se tutti noi, che abbiamo difeso il crocifisso, siamo poi fedeli e coerenti ai valori che quella croce esprime.
Quando si deve ricorrere alla forza della Legge si è già parzialmente perdenti. ( Per inciso: se poi si incontra un giudice impreparato si deve ringraziare la Giustizia italiana che prevede la possibilità di più gradi di giudizio; altrove ciò non è possibile, costituendo una sentenza un precedente invocabile e, pertanto, fonte normativa).
Quando, invece, una comunità è ben salda nelle proprie convinzioni ed orgogliosa delle proprie radici, interviene una dissuasione morale che previene il dover rimediare agli eventi.
Il prossimo 25 dicembre può diventare una opportunità per testare la nostra solidità: sarà un Natale nuovo e diverso (magari anche con un bel presepe) oppure sarà esclusivamente la solita celebrazione consumistica?


Mario Paganini
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