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Di cattivo gusto

“Orgogliosi delle nostre radici cristiane, auguriamo a tutti ecc.” questo, nella sostanza, il contenuto di un elegante manifesto a colori, di circa un metro per un metro e sessanta, che molti hanno potuto notare nel periodo delle recenti festività.
Tutti hanno il diritto di dire e manifestare ciò che credono (o vogliono far credere). E chi guarda ha, del pari, analogo diritto.
In un momento non facile per i cristiani del mondo (dalle persecuzioni fisiche del Nord Africa e dell’Asia, alle persecuzioni mass-mediatiche dell’Occidente) ogni apporto costruttivo è gradito.
Ma, quel manifesto, a me è piaciuto poco. L’ho sentito tanto equivoco e vilmente strumentale.
Spiego perché. Sono un cristiano maturo, ma – come tanti – con una formazione da fanciullo. Completati i sacramenti, poca catechesi e molto ... al seguito dei più motivati. Non sono dunque ferrato né in questioni liturgiche e neppure ecclesiastiche, ma qualche cosa ricordo.
E non ricordo di aver mai incontrato, nel vecchio libretto del catechismo, “l’orgoglio”. Non c’era tra le virtù teologali, non c’era tra le virtù umane o cardinali. Sono sicuro che “l’orgoglio” non sia neppure tra le beatitudini.
Dunque, la parole stride. Tanti sono i ricordi che si affastellano nella memoria. In un recente passato c’è stato anche chi, nella fibbia delle cinture, portava su scritto “Dio è con noi”. Il mio è un confronto forte e serve solamente a ricordare che, a volte, le scritte … non portano buona sorte a chi falsamente le indossa o le ostenta.
Comunque, ritornando al manifesto, mi hanno indisposto i firmatari. Non erano associazioni religiose o filantropiche o assistenziali o del volontariato in genere. Chi ha promosso l’iniziativa non è il buon Samaritano, chino su uno sconosciuto massacrato dai briganti e nel quale vede un fratello.
Era il manifesto di coloro che, all’inizio del terzo millennio cristiano, da una parte dichiarano” di voler rispedire, a calci nel culo, gli extra comunitari nei Paesi di origine” e, dall’altra, ben si guardano dal fare la qualcosa, per le note ed ovvie ragioni economiche.
Insomma sono coloro che raccontano (e ci terrorizzano da anni) di “invasioni dal mare” (sapendo benissimo da dove, invece, giungono nel nostro Paese) auspicando “i respingimenti prima degli spiaggiamenti”.
Quel manifesto, per me, era un insieme di belle immagini e di buone parole, tutte atte a creare suggestioni ed imprecisioni. Non era la sosta pre-festiva, nel quotidiano impegno di governare la realtà e di guidare il cambiamento. Ma, semplicemente, un modo per estraniarsi dalla realtà, poiché incapaci di progettare qualche cosa di possibile. E tentando di coinvolgere in questo anche degli altri.
Insomma, quest’anno sotto l’albero, qualche politico ha giocato sporco. Ha speculato sulle emozioni, sperando in voti per le elezioni.


Mario Paganini
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