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  IL TACCUINO DI MARIO  
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È solamente una luce fioca, ma già annuncia l’alba

Ieri il risultato delle elezioni è stato analizzato dai politici e domani sarà la volta degli esperti (statistici, psicologi, sociologi, ecc. ). Oggi provo io, cittadino qualsiasi, a proporre una lettura alternativa o provocatoria delle recenti elezioni regionali.
Inizio con una citazione, tratta da una vecchia intervista a Pierpaolo Pasolini che spero non scoraggi subito il lettore.
“Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili ad uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l'adesione ai modelli imposti dal Centro, è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L'abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la "tolleranza" della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana”. Ed ancora: “Da ciò deriva … una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali. La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto "mezzo tecnico", ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si concretizza una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto ad un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre”.
È sotto gli occhi di tutti la realtà quotidiana. Mi sembra si sia verificato quanto descritto e, dopo aver preso atto di questa profonda … contaminazione collettiva, che ha creato sia dipendenze e condizionamenti, sia aspettative ed illusioni, tratteggio quelle che sono le “caratteristiche” e le “tendenze” del voto e dell’elettorato, da me percepite.
A ragione si dice che “le elezioni, qualunque esse siano, sono sentite dagli elettori come l’occasione per inviare un segnale agli inquilini del Palazzo”.
La democrazia italiana è ancora giovane. È preoccupante la disaffezione al voto di molti cittadini e la scarsa consapevolezza per un rito necessario, che – invece - altri popoli ancora non sono riusciti ad ottenere. L’astensionismo non è solamente una colpa dei partiti, ma anche dei cittadini che potrebbero reagire in maniera positiva, proponendo alternative al modo di essere dei partiti medesimi o, non bastassero gli esistenti (ancorché numerosi), facendo nuovi partiti.
In questo, forse, le ragioni del successo del movimento promosso dal comico Beppe Grillo. Sarebbe giusto riappropriarsi della politica usando strumenti alternativi quali: Internet e quanto in essa reperibile, il passa parola, i “gazebo” nelle piazze, i palazzetti dello sport per convention ludico-politiche e ricorrendo al linguaggio della strada.
Anche le numerose liste civiche locali fanno sorgere il dubbio che il sistema bipartitico non sia la panacea.
Resta comunque il fatto che le alte percentuali di astensionismo se le possono permettere solo i Paesi con svariati secoli di democrazia, ma non la nostra Italia.
Proseguo la mia lettura esaminando le aggregazioni maggiori. È evidente come l’elettorato di centro destra sia molto indulgente con i propri esponenti e molto severo con quelli dell’opposizione. L’elettorato di centro sinistra, invece, è molto severo con entrambi.
Qui, in Italia, sia nel gioco del pallone sia in politica si fa il tifo e non si ragiona: la propria squadra ed il proprio partito sono un … atto di fede, ma – nel centro sinistra – spesso per fede ci si flagella.
La Lega soddisfa i bisogni … dall’ombelico ai piedi con risposte elementari a bisogni elementari. Dice quello che la gente gradisce, rassicura contro le paure, infonde un senso di sicurezza e di ordine. Nessuno eccepisce il fatto che realizza poco oppure che si impegna molto su questioni marginali. Il Nord d’Italia è pieno di immigrati, che continuano a venire ed a lavorare, svolgendo le mansioni che gli italiani non gradiscono. La legge sull’immigrazione (la legge n. 189) porta i nomi di Bossi e di Fini ed è del 30 luglio 2002. Dunque è in vigore da circa otto anni, ma sono in molti a fingere di non saperlo. Come fingono di non sapere che le percentuali di non italiani, nella cosiddetta Padania, sono maggiori che nel resto d’Italia e che, anche dopo anni, non hanno numeri in calo. Poi, sempre la Lega, propugna l’autonomia fiscale e l’identità locale. Eppure è un Ministro della Lega nel Governo in carica che ha tolto ai Comuni quasi tutti gli strumenti per reperire risorse economiche nel territorio ed ha accentrato a Roma la politica fiscale e tributaria di tutto il Paese. “Sconcertante” è l’unica parola usabile nei confronti di coloro che ritengono possibile preservare l’identità nazionale e locale calando le ore di scolarizzazione, togliendo risorse alla scuola pubblica e mettendo qualche insegna scritta in dialetto!
Il centro sinistra sta smettendo di parlare solamente alla testa o alla testa di pochi, ma sono ancora troppe le elucubrazioni astratte. Inoltre, in una società che sta cambiando, che ha pochi contadini e pochi operai, gli intellettuali non hanno ascendente e sono percepiti come saccenti, lontani dai problemi quotidiani e dalle esperienze di vita e di fatica dell’elettorato che dovrebbero tutelare e rappresentare. Di conseguenza chi parla lo fa ignorando i bisogni di chi ascolta. Purtroppo il centro sinistra di alcune questioni non parla affatto oppure non con la necessaria chiarezza o c’è ancora un appiattirsi su posizioni di altri: “il mercato è sovrano”, “la globalizzazione è ineluttabile”, “la privatizzazione è necessaria”, “bisogna reperire risorse per l’industria nazionale”, “la Spesa Pubblica è poco produttiva e fuori controllo”, “gli statali, in genere, sono improduttivi”, “occorre ridurre la dipendenza dal petrolio”, ecc.
Quando un Amministratore pubblico di centro sinistra sbaglia si dimette. Questo disorienta l’elettore di centro sinistra.
Quando un Amministratore pubblico di centro destra sbaglia, rarissimamente si dimette. Anzi, anche quando c’è un mandato d’arresto od una condanna definitiva in terzo grado, non molla l’immunità garantita dalla poltrona occupata. Negare che ci sia stato anche chi si è fatto eleggere con questo scopo è negare la realtà. Ma l’avvalersi dell’immunità rafforza, nell’elettore di centro destra, la convinzione di “congiure persecutorie orchestrate dai comunisti”.
La formula del bipartitismo favorisce la destra, istintivamente desiderosa di un leader nel quale riconoscersi, mentre penalizza la sinistra, sempre desiderosa di assemblee e pronta a sbranare i segretari in carica, mai autoproclamatisi ma sempre eletti dopo estenuanti congressi.
La politica fatta di gossip, di discussioni sulle scelte sessuali o sull’intensità delle pulsioni, sull’immagine, il vestiario e lo stare in scena a cantare, ballare e recitare, favorisce chi può proporre la squadra con il numero più alto di simili personaggi.
Aggiungo una provocazione: occorre una lettura alternativa di due aspetti della politica perché per opportunismo e timore non si parla di gestione del potere e per educazione o per pudore non si parla del sesso in politica.
Anche in questo la destra è avvantaggiata. Mentre a destra sono un’arte raffinata lo spartirsi la cosa pubblica e l’assegnazione delle direzioni generali, per sistemare se stessi ed i propri familiari (sempre numerosi), a sinistra queste degenerazioni diventano un esercizio mal riuscito di goffa gestione del potere talché sono immediatamente scoperti. Similmente le tendenze sessuali di pochi esponenti della sinistra feriscono profondamente l’italico diffuso gallismo dell’elettorato maschile e le schiere di aspiranti veline. Chi sa può e deve intervenire, prevenendo il verificarsi di situazioni incresciose.
Al centro sinistra occorre cambiare e sfruttare la capacità di presenza nel territorio, sia nei luoghi di lavoro sia nei luoghi di aggregazione.
Essere presenti e tacere non è una risorsa. Essere presenti per un confronto con le persone, per instaurare un dialogo, ossia una comunicazione bidirezionale: parlare e saper ascoltare porta sempre a dei risultati.
Berlusconi ed il suo partito stanno tramontando. Ma in politica si può vincere in tanti modi. L’epopea di Berlusconi non deve chiudersi con l’affievolirsi della sua immagine o per l’ineluttabile scorrere degli anni. Ciò di cui Berlusconi è stato espressione è assimilabile ad una malattia dell’infanzia, un organismo sano la sconfigge perché sviluppa gli anticorpi necessari. Similmente un certo modo di concepire la politica e gli affari deve essere sconfitto da una necessaria reazione di attaccamento alla democrazia, sudata e perfettibile, da parte di un intero popolo.
Ad un partito, più che ad altri, guarda la parte migliore del Paese. Lo ha dimostrato con il suo voto e con una inversione di tendenza.
Riporto le riflessioni, serie e ponderate, di Pier Luigi Bersani sul dopo elezioni. “Il Partito Democratico è il partito di una nuova centralità e dignità del lavoro dipendente, autonomo, imprenditoriale e della valorizzazione del suo ruolo nella costruzione del futuro del Paese. È il Partito che non accetta che il consenso venga prima delle regole e lavora per istituzioni più moderne, rifiutando la chiave populista. È il Partito che dà una risposta innovativa al tema delle autonomie nel quadro di una rinnovata unità nazionale”.
Sono poche parole, ma richiederanno un grande lavoro.


Mario Paganini
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