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Il massacro di Gaza e l’antisemitismo. di Marco Aime

Pur nelle a volte strumentalizzate informazioni sul massacro che sta avvenendo nella striscia di Gaza, è bene forse fare qualche chiarimento lessicale. Le parole sono pietre, diceva Carlo Levi, e se lanciate in modo sbagliato fanno male.
A partire dall’ignobile attacco di Hamas ogni critica alla reazione israeliana viene bollata come “antisemitismo”. L’avversione verso gli ebrei, in quanto seguaci di una religione, era già espressa dai politeisti, ma soprattutto dal mondo cristiano che li accusavano di deicidio, una sorta di peccato originale di cui si sarebbero macchiati, mandando a morte Gesù. Di qui le diverse politiche di emarginazione e di esclusione, il nascere di stereotipi negativi e di pregiudizi che vanno sotto il nome di antigiudaismo. Essendo però ebrei i fondatori del cristianesimo, i seguaci di Cristo non potevano pensare che ci fosse qualche tara nel sangue o negli antenati degli ebrei. Non era una questione legata alla natura, ma alla religione. La stessa chiesa cristiana fino al XII secolo prevedeva che gli ebrei potessero emanciparsi da quel peccato originale, attraverso la conversione.
L’intolleranza religiosa è diversa dal razzismo, perché condanna e perseguita gli altri per ciò che essi credono, non per ciò che intrinsecamente sono. Possiamo parlare di razzismo in senso lato, quando le differenze di carattere culturale vengono considerate innate, un prodotto della natura, indelebili e immutabili.
L’aggettivo “antisemita” viene coniato nel 1860 da un ebreo austriaco di nome Moritz Steinschneider, mentre il sostantivo derivato “antisemitismo” dovette aspettare quasi vent’anni per vedere la luce, per voce dell’antisemita socialista tedesco Wilhelm Marr. A differenza dell’antigiudaismo o ancora della giudeofobia, che indicavano l’avversione verso gli ebrei sulla base della loro fede e della loro tradizione culturale, l’antisemitismo esprime un sentimento di ostilità nei confronti degli ebrei in quanto gruppo (o “razza” come si credeva nella Germania nazista) o di un individuo ebreo in ragione della sua appartenenza a quel gruppo o razza. È proprio Marr a scrivere:
“Non si tratta qui di far mostra di pregiudizi religiosi, ma di una questione di razza e del fatto che la distinzione tra noi e gli ebrei risiede nel sangue”.
L’antisemitismo è quindi la variante razzista dell’antico antigiudaismo e proclamarsi antisemiti, significa essere “antiebraici” e “giudeofobici” secondo una modalità razzista, quindi propriamente moderna.
Tornando all’oggi, la maggior parte delle critiche è diretta contro l’azione del governo Netanyahu, non certo contro la religione ebraica, tant’è che molti ebrei, anche ortodossi, si sono schierati contro le sue scelte.

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L'immagine proposta. Sabato 20 gennaio 2024, "Siamo con il popolo Palestinese": centinaia di scarpe e di giocattoli in piazza Mirti, a Centocelle Roma. Foto di Antonio Citti.


articolo pubblicato in Rete su COMUNE da Marco Aime
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