Gli eventi come le guerre, notoria continuazione della politica di stato con altri mezzi, hanno alle spalle una struttura economica. Proviamo ad allargare quindi la prospettiva e a cercare motivazioni allo sterminio dei palestinesi che vadano al di là della rappresaglia scatenata dopo la sanguinosa operazione Tempesta di al-Aqsa del 7 ottobre.
I piani di pulizia etnica, trasferimento forzato di popolazione e, in ultima istanza, genocidio non corrispondono solo al razzismo intrinseco alla dottrina sionista, che nasce con tutte le peculiarità di un’ideologia colonialistica, e alla necessità di stroncare la lotta di liberazione nazionale palestinese, ma corrispondono anche agli interessi del capitale occidentale (israeliano e non solo). Questi piani si inseriscono a loro volta nel contesto più ampio dello scontro interimperialistico che vede gli Usa (e il subordinato europeo) sempre più in difficoltà sul piano strutturale nei confronti dei concorrenti cinesi. Difficoltà che porta l’imperialismo occidentale a cercare di utilizzare l’unica arma efficace che ha ancora a disposizione e uno dei pochi settori produttivi in cui mantiene una predominanza: la guerra.
Guerra per i giacimenti e piani di deportazione.
Che peso hanno gas e petrolio nel contesto del massacro in atto? Nel momento in cui l’Ue ha ridotto fortemente gli approvvigionamenti dalla Russia, il Medioriente e il Nord Africa (dove si trovano il 57% delle riserve mondiali di petrolio e il 41% di quelle di gas) hanno visto aumentare le richieste per le loro risorse energetiche.
In una situazione in cui la crisi economica diventa sempre più pesante, e la crisi che colpisce l’economia occidentale colpisce allo stesso modo Israele, controllare le riserve e le vie di transito degli idrocarburi e la moneta con cui si valutano diventa sempre più importante all’interno dello scontro interimperialistico con la Cina che ha messo a segno importanti colpi garantendosi gli approvvigionamenti con accordi siglati con Russia, Iran e petromonarchie, favorendo il processo di pacificazione della regione con un’importante azione diplomatica culminata con gli accordi fra Iran e Arabia Saudita e, quel che è ancor più pericoloso per gli Usa, ponendo le basi per la realizzazione del petroyuan.
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