mariopaganini@gmail.com
  IL TACCUINO DI MARIO  
  HOME   LINK   LINK-IT   FOTO   PUBBLICAZIONI   PRESENTAZIONI   CHI SONO   RACCONTI
POESIE
  CITTADINO
CONSUMATORE
  ARTISTI
MOSTRE
  ARTICOLI
DOCUMENTI
 
STAMPA
Carità e politica

L’impegno verso il prossimo, come carità, e l’impegno verso il prossimo, come azione politica, sono due volti della stessa medaglia.
La politica, infatti, è una delle possibili espressioni dell’impegno caritativo così come l’impegno caritativo, in qualche modo, deve prevedere un’azione politica.
La fede vive anche nelle opere. Il vivere cristiano comporta un operare a favore degli altri, degli ultimi. Per “ultimi” non devono necessariamente intendersi solo gli ultimi della gerarchia sociale o della gerarchia produttiva. Un operaio, ad esempio, pure ultimo nella gerarchia aziendale, può ricevere maggiore considerazione se agisce come elemento di una grande organizzazione sindacale.
Invece la solitudine e l’isolamento di un malato terminale, di un vecchio o di un handicappato grave fanno di costoro “gli ultimi”. Coloro che non hanno ricchezze e potere sono sempre “gli ultimi”. E’ povero chi è insignificante. Nell’agire concreto i cristiani debbono, dunque, sempre prestare attenzione per gli ultimi, per i poveri. Come? Cercando di rimuovere le ragioni della povertà.
Occorre un impegno serio, forte ed onesto. La povertà non è ineluttabile. E’ sbagliato credere che sia un castigo divino. Il Dio dei cattolici non interviene direttamente nella Storia facendo vincere alla lotteria i buoni o facendo sprofondare nella miseria più cupa i malvagi. Dio ha dato all’uomo in amministrazione il creato e l’uomo è libero di agire nel quotidiano. La povertà può avere delle cause, quindi è possibile rimuoverle.
L’uomo occidentale normalmente presta moltissima attenzione a tante cose salvo considerare poco o affatto la povertà ed il dolore.
La famiglia e la sua promozione sono importanti. Garantire che la scuola abbia certe caratteristiche è importante. Sorvegliare la sperimentazione sulla manipolazione genetica è importante.
Ma questi argomenti non devono diventare un alibi per dimenticarne altri.
Oggi, nel mondo, miliardi di persone soffrono per la fame e per le malattie. E’ certo che il modello di sviluppo attuale provoca sia una iniqua ripartizione della ricchezza prodotta, sia danni rilevanti all’intero ecosistema. Da più parti, pertanto, viene evidenziato come questo modello di sviluppo sia inadeguato. Occorre riflettere sul rapporto tra il progetto per la città terrena (così come è stato sviluppato dalla Dottrina Sociale cristiana) e quanto è propugnato dal liberismo (od economia capitalista).
La cosiddetta crisi delle ideologie, il cosiddetto pensiero unico, la filosofia del pensiero debole hanno reso il progetto sociale cristiano unica alternativa, completa e compiuta, al vivere secondo le esigenze del mercato globale.
Non è, dunque, un caso che alla convivenza, giorno dopo giorno, faccia seguito la coesistenza; non è un caso che, ora, i liberisti considerino con fastidio e sufficienza il cristianesimo, mentre i cristiani guardino con crescente disincanto e diffidenza l’economia capitalistica. La cosiddetta “globalizzazione”, infatti, sta consegnando l’intero pianeta alle transnazionali e ad alcune strutture finanziarie sopranazionali.
Si osservi che, ormai, non esiste più una Politica Estera di un qualsiasi Stato, o che, in uno Stato, all’interno delle forze politiche che rappresentano la volontà dei cittadini, non esistono differenze sostanziali sulla Politica Estera.
Perfino l’informazione, su quanto accade in alcune parti del mondo, è carente ed è fondato il sospetto che le poche notizie che trapelano siano condizionate o subordinate al consolidamento di interessi. E’ dalla stampa missionaria, ad esempio, che apprendiamo le ragioni di alcuni conflitti etnici o abbiamo notizia circa il ruolo svolto e le interferenze esercitate su questo o quel gruppo etnico da transnazionali e strutture finanziarie sopranazionali.
Gli stili di vita proposti e imposti dai mass media stanno creando le premesse per l’affermarsi di un solo pensiero totalmente incapace di concepire qualsiasi forma di solidarietà.
Due argomenti, da sempre, sono cari ai cattolici: la solidarietà e la sussidiarietà. La solidarietà è uno dei sinonimi della carità. La sussidiarietà è la garanzia della non intrusione, da parte di strutture dello Stato, nei servizi, di carattere sociale, organizzati dal sociale medesimo. Infatti, dove la comunità riesce a risolvere i suoi problemi di base, lo Stato non deve intervenire. Lo Stato, al contrario, dovrebbe agire per creare le condizioni affinché i servizi, prestati dal pubblico, possano essere, eventualmente, dismessi e/o ceduti al sociale organizzato.
Non dimentichiamo, però, quanto di positivo lo Stato può compiere soprattutto in situazioni particolari e/o quando non ci sono abbondanti risorse. Inoltre il riconoscimento di un diritto di cittadinanza e di appartenenza comporta impegni forti da parte dello Stato a favore di tutti. Si può mettere a confronto la qualità della vita nei paesi europei e nei paesi d’oltreoceano. Si consideri, poi, il ruolo svolto e l’importanza di strutture pubbliche per quanto concerne sanità, assistenza ed istruzione. Infine nessuna azienda fornirebbe acqua, luce, gas, ecc. alle piccole aggregazioni o alle comunità isolate perché assolutamente antieconomico. Lo Stato, invece, guidato non dal solo profitto, può perseguire interessi molteplici per un benessere maggiore e più diffuso.
C’è, in Italia, una martellante campagna finalizzata al raggiungimento di tre obiettivi: 1) screditare la politica (come scienza della mediazione e del possibile); 2) delegittimare l’associazionismo politico (in particolare il ruolo dei partiti); 3) scavare solchi tra cittadini ed Istituzioni, tra delegati e rappresentati. Se tale processo sortisse l’esito desiderato avremmo presto una sorta di nuovo feudalesimo nel quale le scelte importanti saranno saldamente delegate a pochi miliardari (non soggetti a leggi o limiti) padroni di tutto e di tutti.
Chi afferma che “l’economia non necessita della politica” adduce come motivazione che “la politica, volendo dettare delle regole per tutto, è un impaccio per l’economia” e conclude che “bisogna “liberarsi” della politica per rendere l’economia completamente libera”.
Abbiamo sotto gli occhi i cambiamenti climatici in corso. Se a livello mondiale qualcuno (la politica) non imporrà regole per tutti, che assicurino sviluppo e benessere equamente ripartiti, possiamo facilmente immaginare quale sorte ci attenda. Anche le recenti vicende alimentari (con gravi affezioni che hanno colpito bovini ed ovini) ci hanno imposto, in tutta l’ovvia evidenza, che la politica serve. L’economia “liberata” ha provocato dei dissesti e la politica, con il senno di poi, ha tentato di porvi rimedi.
Molto meglio, dunque, continuare ad avere la persona al centro di tutto e ribadire che la persona non è per lo Stato, ma lo Stato è per le persone.
La persona è fatta ad immagine e somiglianza di Dio. Dio ha creato ogni cosa, ma solo l’uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio. L’uomo deve bene amministrare la sua esistenza, ma la vita di ogni uomo appartiene a Dio. Ogni persona, maschio o femmina, è, pertanto, fratello o sorella. Gli uni sono responsabili degli altri. Ciascuno è custode dell’altro. Ricordiamo come Caino, omicida, interrogato troverà, invece, logico rispondere: “forse che io sono responsabile di mio fratello?!”. Chi ama il prossimo deve sentirsene custode, averne cura.
La persona è importante perché riflette la sua origine divina. Il mistero della Trinità vive nelle persone. La persona esiste anche perché capace di mettersi in relazione con altre persone. Rapportarsi con gli altri è una necessità, è un assecondare la propria natura.
La persona aggressiva, che si afferma a discapito degli altri, che si pone al di sopra degli altri contraddice l’insegnamento cristiano. Non riuscirà mai a servire i fratelli con amore, specialmente gli ultimi.
Compito dei laici è vivere nel mondo. E’ importante servire la Chiesa, ma, quando diventa una rinuncia ad altre opportunità, è una riduzione che può portare a sterili clericalismi. Stare nel mondo per esserne “il sale” e/o “il lievito” può non essere facile. Nessuno ha, però, mai raccomandato ai cristiani di essere “latte e miele” o di mettere “le luci e il candeliere” sotto il tavolo in una stanza vuota. Sul finire dell’800 la gerarchia ecclesiastica suggerì il non expedit (= non conviene) la “non opportunità”, per i cattolici, di un loro impegno in politica (diversa la posizione quanto ad impegno locale ed amministrativo). Similmente, oggi, c’è chi prima singolarmente, poi, come comunità, vorrebbe estraniarsi. Se la politica è una cosa sporca, occorre impegnarsi di più per renderla “pulita”, anziché fuggire.
Il cristiano deve dare testimonianza della propria fede, quindi occorre: approfondire il “neo-liberismo” e le sue sorti; rileggersi l’insegnamento della Chiesa; rimboccarsi le maniche per la realizzazione, con ritrovato entusiasmo, di un progetto, ben consapevoli che solo i cristiani ne hanno uno e che i cristiani non sono la totalità.
Non basta essere “buoni”, occorre essere anche “capaci”. Il calzolaio può essere una persona proba, che magari recita preghiere, mentre attende alla fatica quotidiana, ma se, poi, non sa fare le scarpe, che ne sarà di lui e di coloro che esclusivamente in lui confidano?!
Il suggerimento di “scegliere le persone”, cui affidare il compito della gestione della cosa pubblica, tra quelle che si conoscono bene, è un suggerimento valido. Si ha una buona conoscenza della persona e della personalità del candidato quando ci sono noti, con certezza, alcuni elementi, come le capacità, il passato ed il vissuto quotidiano. Se risulta difficile reperire elementi del quotidiano, se il passato non è limpido, se l’immagine pubblicitaria prevale sull’esperienza e sul rapporto personale, la nostra non può dirsi una scelta ponderata.
Sappiamo che la politica è confronto di uomini e di idee. Quindi non debbono essere sostenuti quei sedicenti politici che rifiutano il confronto, che sistematicamente lo fanno degenerare in una ignobile gazzarra, che demonizzano l’avversario senza portare argomenti.
Il secolo scorso ha visto partiti di ispirazione cristiana svolgere un ruolo in molti Paesi Europei.
Nell’attuale momento storico sarebbe auspicabile che nelle sedi Istituzionali (soprattutto in Parlamento) i cristiani riuscissero a dare segno di grande unità nei momenti delle scelte secondo coscienza e di maggiore coesione nei momenti delle scelte progettuali. Sarebbe, pertanto, utile una chiara indicazione, da parte di una fonte autorevole, per una sola aggregazione significativa all’interno di ciascun polo.
Preso atto che, non solo in Italia, i cristiani sono una minoranza e, soprattutto, il cristianesimo non è il primo od il solo riferimento, occorre prestare attenzione nella scelta dei compagni di viaggio, ossia con quali persone impegnarsi per riuscire determinanti nelle scelte politiche.
Ad esempio: non è indifferente scegliere od escludere coloro che negano un ruolo ed una funzione ai partiti politici. Condividendo o meno tale scelta, viene a modificarsi il potere di altri momenti di aggregazione. Si può togliere forza a chi si prefigge obiettivi comuni ed accrescere il peso di corporazioni e di lobbies. Si demolisce chi si organizza per operare alla luce del sole e si rafforza chi agisce nell’ombra o nel segreto.
Altro esempio: non è indifferente scegliere od escludere coloro che denigrano la democrazia ed i suoi rituali. C’è, poi, chi è per un Parlamento rappresentativo e chi è, invece, per un Governo forte.
E’ stato tanto criticato il sistema proporzionale perché: aveva portato nel nostro Parlamento ad una decina i partiti rappresentati; perché aveva allontanato dal voto il 10% degli aventi diritto; perché aveva prodotto un pluralismo eccessivo di idee e di proposte. Ora con il maggioritario (sia pure imperfetto) abbiamo oltre quaranta partiti; un italiano su tre non partecipa al voto; quasi tutti dicono le stesse cose, però tutti litigano con tutti.
Un ultimo esempio: non è indifferente scegliere od escludere coloro che, in vario modo, sono portatori di valori radicali, ossia sono per le libertà, il liberismo e il libertarismo.
Consono al modello di sviluppo economico (e da questi gruppi di potere, ovviamente, sostenuto) il radicalismo ha un seguito più ampio di quello indicato dal voto elettorale. E’ un modo di vivere che si è impossessato di molti individui e che rischia di essere acquisito anche da grandi Partiti e Movimenti che hanno avuto, all’origine, ben altre motivazioni.
Nel radicalismo le libertà sono concepite come un insieme di diritti senza doveri. Più esattamente di soli “diritti a” e non anche di “diritti di”. E’ il “diritto a”l figlio, contro natura, per la coppia gay. Ed ancora: non è il “diritto de”l bambino nel seno materno a venire alla luce, ma il “diritto a”ll’aborto della madre in difficoltà.
Nel radicalismo il liberismo economico rappresenta non solo la dottrina vincente per il momento, ma il fine stesso della storia, la realizzazione piena e completa del solo modello di sviluppo economico possibile. Eppure una visione globale di quanto prodotto da una economia liberale (ora di dimensione planetarie) dovrebbe fare riflettere
Infine il radicalismo con il libertarismo assegna, ad una prassi di vita, la valenza di una filosofia. Nel libertarismo il piacere personale è il solo legittimo riferimento per ogni azione. Tutto ciò che piace e che può essere comprato è, di per se stesso, buono. Naturalmente chi afferma una tesi diversa diventa “illiberale, cattivo, bacchettone ed intollerante”.
Si rifletta per un attimo, pensando al degrado di tante periferie urbane ed alla situazione di chi si mercifica e di chi sfrutta. E’ falso porre le parti sullo stesso livello di libertà o considerare la situazione come un indice di civiltà o di benessere. Tuttavia chi denuncerà la situazione potrà incorrere negli epiteti di “illiberale, cattivo, bacchettone ed intollerante”.
Personalmente per le prossime elezioni non mi interessa scegliere la parte vincente, ma mi interessa scegliere la parte che è più vicina al mio modo di pensare e con la quale, su strade diverse, ma parallele, poter fare un lavoro comune per il bene di tutti.


Mario Paganini
GIAMPA Solution Questo sito NON utilizza cookie.