A Voltana, al Centro Sociale Ca’ Vecchia, dal 17 al 25 marzo, abbiamo potuto ammirare la pittura di Luca Argelli e scorgervi lontane assonanze con i lavori di Claude Monet: Impression: soleil levant e l’essere vagamente impressionistiche da alle sue opere un fascino misterioso.
La pittura di Luca Argelli è caratterizzata da pennellate rapide e succose, pochi chiaroscuri, Si coglie la continua ricerca di nuove prospettive, di nuove geometrie, prima interiorizzate, proprie dell’animo e, poi, manifestate, esternate e affidate alla tela, con l’intento di rappresentare quanto provato per condividerlo con gli altri. Una pittura, quindi, non più affidata ai valori plastici, bensì al rapporto tra tonalità e variazioni di luminosi impasti cromatici.
Argelli, volendo essere interprete di nuovi valori pittorici e formali, consistenti principalmente nella rivalutazione della luce e del colore, rispetto alla stesura del disegno, valori ritenuti mezzi più adatti ad esprimere le impressioni immediate ed autentiche suscitate nell’artista dalla natura o, comunque, dall’ambiente che lo circonda, trasforma un paesaggio, una veduta, in una apparizione.
Non è, allora, facile scorgere una linea netta di demarcazione tra realtà ed evocazione, tra rimando naturalistico e vissuto.
Ha scritto di lui, il critico Aldo Savini i “paesaggi, pur vibranti nella luce, intenzionalmente non rappresentano luoghi identificabili, sono puramente immaginari; emergono dalla fantasia o dalla memoria dell’artista e si moltiplicano con variazioni cromatiche e compositive talvolta minime, rispondendo all’esigenza di manifestazione piena e diretta della soggettività”.
Caratterizzata da una predilezione per la pittura realista e da una rivalutazione e scoperta della natura e del paesaggio, nelle opere di Argelli si trovano spesso, ma sempre diversi, vedute da colline, scorci di orizzonti, passeggiate nel susseguirsi delle stagioni, cantieri di ogni genere e, perfino, la presenza e il lavoro dell’uomo nel cosmo.
Concordiamo con Savini e constatiamo che: “Tra i colori usati si impongono suggestivi ed affascinanti rapporti, con predominanza, di volta in volta, dei gialli, dei rosa, dei viola e dei verdi, mentre dalla vastità delle prospettive, dalle bande tonali e dall’andamento e dallo spessore materico delle spatolate emana un impercettibile movimento che dà il ritmo alla composizione, quasi volesse tradursi in una sintonia visiva.”
Quando, poi, gli spazi illusori si dileguano in lontananza, trascinano altrove lo sguardo per introdurlo nella dimensione dell’infinito, dimensione che non può accogliere presenze estranee o le tracce di un racconto perché correrebbe il rischio di ridursi a semplice scenario.
Pertanto la rappresentazione, abitata dalla luce e dal colore, non è mai ambientazione, ma sempre la sola esclusiva protagonista e ci trasmette emozioni rasserenanti, rotte talvolta da improvvise inquietudini, da incertezze che svaniscono nel silenzio, sfumando a perdita d’occhio.
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