Una certa retorica "hiroshimista" si sta facendo largo nel sistema massmediatico. Viene attribuite a Mosca la volontà di disporre delle sue armi nucleari puntate sulle capitali europee dall'exclave di Kaliningrad, di cui solo ora si avverte l'esistenza. Non si fa menzione delle migliaia di missili puntati al cuore della Russia dalle basi NATO in Europa, moltiplicatesi dopo il crollo dell'URSS in virtù di un preciso piano di accerchiamento del colosso eurasiatico. Ci troveremmo dunque davanti ad un nuovo "equilibrio del terrore", analogo a quello che caratterizzò il mondo negli anni della Guerra Fredda, una sorta di "stallo alla messicana" in cui ogni contendente ha la pistola puntata alla tempia dell'altro. In quegli anni, il mito nero dell'olocausto nucleare ebbe modo di allignare profondamente nell'immaginario; il fungo giapponese è una delle immagini - simbolo del Novecento, mentre la famigerata "valigetta" in cui sarebbero contenuti i codici per attivare la fine del mondo è sempre stata presentata come un attestato del potere assoluto dell'"uomo più potente del mondo", ovvero il presidente USA. Che questa prerogativa, oggi, sia appannaggio di Joe Biden ed in balia della sua demenza risulta assai poco credibile: quei codici maledetti sono custoditi nei recessi più oscuri del cosiddetto "Deep State", Per lorsignori, invece, sarebbe Putin il demente: fra le ipotesi più accreditate per spiegare l'origine del male che lo affligge, vi sarebbe quella del "long covid". Inoltre, sarebbe anche un pazzo assassino assetato di sangue, incazzato a morte perché non può più spacciare il suo gas, e non vedrebbe l'ora di pigiare bottoncini per radere al suolo Londra e Parigi. Stanno insomma ripescando un evergreen da un passato che sembrava remoto: se sono costretti a giocarsi anche questa carta, è forse un segno che stanno perdendo la partita.
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