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Selezioni universitarie

Sono ben contento di avere una figlia che, avendone le capacità, ha frequentato un buon Liceo, ma sono ancora sconcertato dal modo con il quale sono state effettuate le “selezioni” per accedere all’Università.
Secondo i Costituenti “La scuola è aperta a tutti”. Inoltre “I capaci e meritevoli … hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Ed ancora “L’arte e la scienza sono libere e libere ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi” .
In realtà, terminata la scuola secondaria superiore, i giovani si trovano di fronte ad un’inquietante serie di sbarramenti, vere limitazioni del diritto allo studio.
Per alcune Facoltà c’è il “numero chiuso” o, come si dice oggi, “numero programmato”, che non consente deroghe od alternative.
Sorgono, pertanto, alcune domande, non solo nella mente dei genitori emotivamente coinvolti, ma anche nella mente dei lettori più attenti o, semplicemente, meno distratti. Eccone tre:
1° Perché il numero chiuso o programmato per alcune Facoltà e non per tutte ?
2° Perché questa “novità” solo da alcuni anni ? (Non era praticata nel passato, come dimostra - per esempio - la storia millenaria dell’Università di Bologna).
3° “Chi” decide, anno per anno, Facoltà per Facoltà, Ateneo per Ateneo, “le quote programmate” e con “quali argomentazioni” ?
Aggiungo un’altra domanda, cioè questa: Perché un problema che coinvolge circa 300 mila giovani, ogni anno, trova scarsa attenzione e non coinvolge i mass-media ? Ma è un’altra questione.
Come cittadino (oltre che come genitore) non riesco, ad esempio, a capacitarmi perché l’accesso al settore sanitario sia così “…limitato”. Sono, infatti, da tutti conosciute quanto siano spaventose e vergognose le attese per una visita medica, o i tempi per un intervento chirurgico, o quelli per una sollecita riabilitazione.
Talvolta si constata o ci si lamenta che, in Italia, “gli specialisti sono pochi”. Ma se realmente qualcuno interviene, perché nulla cambia ? Cosicché, da sempre, “pochi sono gli specialisti”.
Anziché un “di più” di servizio, meglio organizzato (ossia: più Facoltà e più scuole di specializzazione), si chiede a chi è già “paziente”, un “di più” di pazienza, come fosse facile vivere in questo modo per gli interessati.
Io, però, mi rifiuto di credere che il “numero chiuso” sia stato il premio elettorale accordato alle “corporazioni amiche” da parte dei potenti di turno.
Risulterebbe, pertanto, efficace e convincente una circostanziata spiegazione su quanto sta accadendo.
In una società libera e democratica è possibile conoscere di “chi” é la responsabilità e la decisione del numero “programmato” ?
Per concludere sarei contento almeno di sapere, con sollecitudine, i motivi e/o i ragionamenti che hanno portato alla formulazione dei “numeri” assegnati in occasione delle recenti selezioni di settembre.
Sarebbe auspicabile anche che qualche altro genitore o lettore desse un contributo per quanto riguarda i contenuti o le competenze richieste per il superamento dei test selettivi. Quanto alle domande (che costituivano l’oggetto delle prove selettive) sono facilmente reperibili su Internet e meritano di essere commentate, oltre che conosciute.


Mario Paganini
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