mariopaganini@gmail.com
  IL TACCUINO DI MARIO  
  HOME   LINK   LINK-IT   FOTO   PUBBLICAZIONI   PRESENTAZIONI   CHI SONO   RACCONTI
POESIE
  CITTADINO
CONSUMATORE
  ARTISTI
MOSTRE
  ARTICOLI
DOCUMENTI
 
STAMPA
Essere servo di due padroni? Dare a Cesare quello che è di Cesare e dare a Dio quello che è di Dio!

Il Papa, la Chiesa e le Conferenze Episcopali nazionali possono ancora assolvere (liberamente) al loro compito e dare indicazioni (Magistero) ai propri fedeli oppure dovrebbero (soprattutto e solamente) prestare attenzione, prima di parlare e d’agire, a quanto accade a livello locale? Se così fosse, probabilmente, dovrebbero sempre tacere, in attesa del momento più opportuno, poiché, solamente in questo modo, una qualsiasi esternazione non arrecherebbe disturbo. Infatti, non è immaginabile l’esistenza di un momento che, con certezza assoluta, non urti la sensibilità di alcuno. Infatti, in tempi recenti ed in più occasioni, è questa l’indicazione, chiara e forte, data da molte persone di cultura e di potere, da uomini e donne “liberi e libertari”.
Noto come, troppo spesso, siano i mass-media (intenzionalmente ed a supporto della vendita del prodotto) che “creano il caso”, anzi, come si dice oggi: “lo montano ad arte” enfatizzandolo, nei suoi aspetti emozionali od intervenendo sulla dimensione numerica del fenomeno. Poi una colpevole pigrizia mentale, da parte dei lettori e degli ascoltatori, nel recepire e nel verificare i messaggi trasmessi, fa il restante.
Secondo me, è lecito e arcilegittimo che il Papa dica ed aggiorni il messaggio della Chiesa; infatti i suoi sono messaggi per l’umanità intera. Un occhio di riguardo all’Italia, essendo il Vescovo di Roma, ma il suo è sempre un messaggio universale.
La Chiesa, che il Papa guida, si chiama “Cristiana, Cattolica, Apostolica e Romana” non perché è rimasta fossilizzata a duemila anni fa, ma perché sono duemila anni che agisce nella Storia, annunciando ed aggiornando ai tempi (società e costumi) un messaggio (che è “rivelazione” e “di salvezza”) rivolto a tutta l’umanità.
I Vescovi, in assemblee organizzate per ogni nazione (o “Conferenze”), debbono individuare le modalità per trasmettere tale messaggio, per tradurlo in azioni concrete, così che alle parole spese seguano i fatti, le realizzazioni concrete. Ai fedeli, ai laici il compito di raccogliere l’annuncio, le indicazioni e, giorno dopo giorno, contribuire alla costruzione di una società con determinate caratteristiche.
Ho delle riserve sulla buona fede di alcuni giornalisti e biasimo la pigrizia di tanti lettori ed ascoltatori.
Ecco le mie considerazioni sulle vicende “aborto libero” e “pillola abortiva del giorno dopo”. Lascio ad altri la gestione strumentale delle parole, delle emozioni, dei drammi e le suggestioni evocate, le speculazioni “pre” e “post” elettorali.
Per un cristiano l’aborto libero era ed è moralmente un crimine. Allora, se non è una novità, perché tanto clamore?!
Lo Stato italiano ha leggi deboli (ma incommensurabilmente migliori di quelle di altri Paesi) ad effettiva tutela della maternità, della famiglia e della giusta retribuzione; ha, poi, anche una legge che ammette l’aborto libero. Evidentemente lo Stato italiano non è una società esclusivamente guidata da principi cristiani. Ai cristiani il dovere di rispettare la legge ed anche il diritto di condannare l’ingiustizia. La resistenza ad una ingiustizia la si fa con l’obiezione (ossia: non svolgere un ruolo attivo durante l’esercizio del “diritto” all’aborto libero) e con la prevenzione (ossia: attraverso l’istruzione e l’educazione; promuovendo condizioni di vita e di lavoro decorose). Ritengo che il boicottaggio od altra azione energica ed eclatante abbiano una loro ragion d’essere solamente quando manchi la libertà. Allora troverei plausibile che, per salvare una vita inerme ed innocente, si possa talvolta ricorrere anche a soluzioni estreme.
Fa bene chi ribadisce che i cristiani si devono riconoscere, tra le varie cose, anche per il rispetto della vita e perché (da millenni) non uccidono i bambini. Fa bene chi ribadisce e dà indicazioni concrete, invitando a vigilare affinché l’amore per la vita non sia sterile formalismo accademico, ma sia il risultato di tante scelte individuali e sociali. Fanno bene le comunità cristiane a far (tesoro e) memoria delle motivazioni che stanno dietro a delle parole (da altri fraintese). Le parole sono lo strumento necessario, per aggregare uomini e donne di buona volontà attorno a delle idee o ad un progetto di società e di civiltà molto diverso da quello che è dato, oggi, di osservare.
Quando c’è libertà per tutti si deve fare ciò che è giusto e buono, ma si deve rifiutare, denunciare e non tacere quello che, negli ordinamenti, è iniquo. La fatalistica rassegnazione, di fronte a talune manifestazioni di libertà, è un male.
Occorre ragionare e far ragionare: non è accettabile l’uccisione di bambini innocenti non ancora nati. Rendere, però, difficoltoso l’utilizzo di farmaci, in strutture pubbliche, non fa altro che trasferire il fenomeno nel privato e nella clandestinità. Se, da cristiano, posso assimilare l’uso di un determinato farmaco (vero pesticida umano) “abominevole”, non posso, però, fingere di non sapere che gli aborti liberi continuerebbero ad esistere, che gli aborti liberi diventerebbero un fatto economico, affidato al un commercio parallelo, privo di regole e privo di controlli sanitari.
Penso che compito dei cristiani sia tener ben evidente il senso e la sacralità di ogni esistenza (dal concepimento alla fine naturale), sia fare crescere le coscienze, sia dare il proprio contributo alla costruzione di una società con radici millenarie. Cose ben diverse dal fare crescere il numero delle vittime, mettendo, accanto all’aborto libero (uccisione di un bambino), l’immaturità dei genitori e una società di spettatori divisa tra ipocriti propugnatori di un falso diritto e sterili negazionisti di una triste realtà.
Le gerarchie ecclesiastiche hanno fatto il loro dovere rinnovando l’appello contro una cultura di morte, ora anche i laici facciano - seriamente - la loro parte.


Mario Paganini
GIAMPA Solution Questo sito NON utilizza cookie.