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Uomini che non si arrendono, mai. Intervista di Luigi Scardovi a Mario Paganini.

D. Da Voltana al mare di corsa. Perché, con questo caldo, cimentarsi in una specie di maratona? Anzi su una distanza maggiore dei canonici 42.195 metri? Una distanza notevole, specie per una persona di 56 anni, che lavora ferma e seduta per ore ed ore in un ambiente climatizzato…
R. Mi sto allenando da alcune settimane, caldo e tempo libero permettendo. Sono già prossimo ai 25 chilometri. Nella seconda metà di settembre, su percorsi diversi, ci sarà chi percorrerà distanze importanti, per diletto o quale testimonial volontario di aziende sanitarie locali.
Io debbo ringraziare l’azienda sanitaria di Ravenna. In particolare, in questi anni, sono stato seguito da Otorinolaringoiatria, Oncologia, Radiologia Terapica, Pneumologia, Ortopedia, Neurologia e, recentemente, da Cardiologia. Dunque è un grazie, un poco originale, al personale medico e paramedico che in oltre trent’anni ho incontrato. Ed è anche un forte biasimo ed una ferma protesta per le scelte che si stanno facendo. Scelte che porteranno allo smantellamento e centralizzazione di tanta buona sanità e sevizi di eccellenza.
Evidenzio come siano tanti coloro che possono vedere, ogni giorno, come le strutture sanitarie private si stiano espandendo, mentre la sanità pubblica annaspa, arretra e si riduce. Però i soldi per l’acquisto dei famosi, quanto inutili, cacciabombardieri F35 oppure per mantenere i “vizi ed i privilegi della casta”, e non mi riferisco solamente ad un migliaio di parlamentari, quei soldi invece non vengono mai tagliati!
D. Quindi è una protesta “politica”?
R. È anche un protesta politica, ma non sono solamente un grazie ed una protesta politica. È anche una scelta personale. L’occasione per dimostrare a se stessi qualche cosa. Tutti i “runner” corrono “per” qualche cosa, non “contro” qualche cosa. Essere propositivi e costruttivi diventa una necessità. Inoltre più la distanza è impegnativa, più occorre essere ben presenti. Occorre dosare la razionalità e l’emotività. Oltre che una questione di allenamento e di fisico, sono necessari volontà e buon senso. Il correre, da pratica sportiva, diventa presto uno stile ed una scelta di vita. Diversamente sarebbe un correre allo stremo, rischiando l’estremo. Per fare tanta fatica è necessario essere motivati ed entusiasti della vita. Poi, nel mio caso, più che un correre, sarà un camminare spedito alternato ad un frequente … andare al trotto. Con una battuta di spirito: più che alla runner sarebbe andare alla walker. Ma suonerebbe male, soprattutto al femminile, poiché da camminatrice a passeggiatrice il passo - sarebbe proprio il caso di dirlo - finisce con l’essere breve!
D. Bene. Temevo qualche cosa alla Forrest Gump … Allora soffermiamoci sulla filosofia che fa muovere sia i “runner” autentici che i simpatizzanti ...
R. Penso non ci sia migliore metafora della vita e del vivere che il viaggio ed il viaggiare. C’è chi spende tutta la vita muovendosi all’interno di una provincia e chi ha la fortuna di vivere viaggiando molto, magari per turismo e non per lavoro. Conosco poche persone che nella vita hanno fatto sempre ciò che hanno voluto. I più hanno invece accettato quanto è loro capitato, alcuni serenamente altri meno. Fortunatamente i momenti di gioia si ricordano, mentre quelli di infelicità vengono rimossi dallo scorrere del tempo. I runner, ossia coloro che corrono mossi da una grande passione e non perché l’atletica sia il loro lavoro, devono programma seriamente i molti aspetti che questo genere di pratica sportiva richiede. Considerate le distanze percorse è un viaggio ed un viaggiare che diventano utili anche per la vita ed il vivere. Dalla vita allo sport e dallo sport alla vita. Si impara anche ad accettare tutto quello che accade. Infatti ciò che va oltre ogni pluri-collaudata previsione è sempre in agguato. È noto che “se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo” ed è sempre pronta a scovarti, magari impreparato. È un’altra caratteristica che differenzia un runner da un altro, da un non-runner. Come reagire di fronte alle avversità. Di solito c’è sportività, pacata rassegnazione, ira contenuta. Se il padre della sposa “esplode” se gli si rompe un laccetto mentre accompagna la figlia all’altare, il runner “sa controllarsi” anche quando il distacco della suola dal resto della tomaia, avviene in prossimità dell’arrivo …
D. Pare ci sia un altro runner che ha saputo ben superare problemi di salute di un certo livello. Che cosa si è lasciato alle spalle?
R. Beh, c’è la cosiddetta “privacy” che sta rendendo tutto molto più complicato. Confermo che c’è un altro competitor interessante. Alle sue spalle ci sono non solo dei chilometri, ma anche l’aver superato una seria cardiopatia. È più giovane, è più allenato di me. Con il suo pacemaker ha già superato, in più occasioni, i quaranta chilometri. Ripeto: non sono iniziative per differentemente abili. Non sarà una gara. Ma questo non impedirà ai diversi partecipanti di dare il meglio di loro stessi, con giudizio e spirito sportivo.
D. Una nota di colore … Ma a che cosa pensa o che cosa passa per la testa durante tutte quelle ore di fatica?
R. Effettivamente occorre tenere la mente occupata. Ognuno ha saputo trovato la sua personale soluzione. Posso rispondere per me. Capisco possa sembrare strano, ma io prego oppure converto numeri dal sistema decimale a quello binario od anche a quello esadecimale. Sono tutte cose che, se fatte bene, richiedono notevole impegno mentale.


di Luigi Scardovi
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