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Vivere e sopravvivere

Chi è colui che sopravvive? Di solito si pensa che sopravviva chi, in qualche modo, ha rischiato di perdere la vita, ma - fortunatamente - ha superato la pericolosa circostanza. Però una simile definizione non soddisfa e non rende manifeste alcune caratteristiche dei nostri tempi. Ad esempio: si afferma che “nella società dei consumi chi non gode di un certo tenore di vita, così come chi non ha la disponibilità di taluni beni e servizi è prossimo alla soglia di sopravvivenza”. Nessuno, sia chiaro, contesta una cosa di tutta evidenza e cioè che, se il denaro non dà la felicità, tuttavia fornisce delle buone premesse...
Qui mi soffermo su due elementi: il lavoro ed il tempo.
La nostra Costituzione enfatizza il ruolo del lavoro. Il lavoro dà un significato all’esistenza. Inoltre, per mezzo del lavoro deve essere assicurata un’esistenza libera e dignitosa, sia al lavoratore che alla sua famiglia. Nel lavoro molti riescono a realizzarsi. Per tanti è una necessità. Oggi, per molti giovani un’attesa deprimente o un’utopia.
Trascorriamo moltissimo tempo sul luogo di lavoro. E dobbiamo spendere del nostro tempo per prepararci a stare sul luogo di lavoro o per raggiungere il luogo di lavoro.
Però il continuo procrastinare il momento di ingresso nel mondo del lavoro così come il rinvio di quello di uscita dal mondo del lavoro potrebbero favorire una riflessione e riconsiderazione sul tempo per la vita e sul tempo per il lavoro.
Sembra siano passati dei secoli da quando si parlava di riduzione, dell’orario di lavoro, di condivisione del lavoro. Invece sono trascorsi pochi decenni. Quella che abbiamo subìto è stata una rivoluzione del modo di pensare e del modo di agire. Ma nulla è irreversibile.
Proprio le oggettive difficoltà potrebbero ingenerare processi alternativi di sviluppo economico. Ad esempio: aree caratterizzate da forte omogeneità e preservate dall’esistenza di dazi doganali.
Soprattutto si deve lavorare per vivere. Attualmente, invece, sembra si debba vivere (forse, sopravvivere) per lavorare, in una continua lotta di tutti contro tutti.


di Mario Paganini
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