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  IL TACCUINO DI MARIO  
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Ripristinare nuovi equilibri

Indietro non si torna. Non è possibile. Mi soffermo su alcuni argomenti, in apparenza slegati tra loro.
È un dato di fatto che l’emancipazione femminile ci sia stata. Ora le donne, in Occidente, si scelgono “se”, “quando” e “chi” sposare. Poi le donne, se già non lo sono, hanno sovente una discreta autonomia economica. Infine sono libere di decidere tutto relativamente alla procreazione.
Giusto un secolo fa una simile situazione sarebbe stata … pura fantascienza. E cento anni sono una parte modestissima degli ultimi 20.000 anni di civiltà!
Si può discutere su alcuni aspetti. Da cattolico ritengo irrinunciabile il diritto alla vita, sempre. Quindi, nessun dubbio: è sacra! Compresa quella del concepito. L’aborto è una barbarie ed è una sconfitta di tutta una società.
Come impegnato nel sociale, poi, ritengo non si possa far finta di non vedere l’evoluzione dei costumi ed interrogarsi. Ad esempio è di tutta evidenza l’avvenuta disgiunzione tra sessualità e procreazione.
Anche l’indissolubilità del sacramento/vincolo matrimoniale, a mio avviso, richiede un’accorta rivisitazione. Quanto sono realmente responsabili e consapevoli del gesto che stanno per compiere i due promessi sposi? Penso che in una società in cui sovrabbonda la conoscenza e l’informazione sia evaporata la sapienza del cuore e la saggezza popolare.
Quanto “pesano” nella vita di una coppia il decisionismo, l’arrivismo, lo stress? Quando la famiglia si riunisce i suoi componenti che atteggiamento hanno e quali energie positive sono in grado di condividere? Il modello proposto dai genitori come si pone nei confronti di quello imposto dai mass-media? Ed i figli come fanno a destreggiarsi tra il “buonismo” insulso di tanta cultura ed il rigore, la necessità di regole certe e il senso del giusto che, in qualche modo, padri e madri debbono trasmettere? Che ne sarà, poi, del senso di un impegno costante nel quotidiano e verso tutti?
Un altro argomento è il ruolo dei cattolici. Indubbiamente debbono essere sia Marta (azione) che Maria (preghiera), ossia vivere nella società dando una coerente testimonianza. Occorre prepararsi adeguatamente. Diventare portatori di “luce”. Essere tetragonali di fronte alle inevitabili “tentazioni”. Quando arriverà quel giorno dovremo rendere conto sia della quantità di preghiere che abbiamo innalzato al Signore, sia di quanti fratelli e sorelle abbiamo concretamente aiutato.
Guardandomi attorno vedo pochi pastori impegnati con l’unica pecora rimasta nell’ovile. Invece osservo molti laici incapaci di incontrare l’altro, di riconoscere in lui un fratello (ovviamente, anche una sorella), di rapportarsi, di essere capaci di una condivisione dell’esperienza e, se necessario, della croce.
Ma se sapremo tornare ad essere come “il sale” allora anche sugli altri argomento potremo essere ottimisti.


di Mario Paganini
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