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  IL TACCUINO DI MARIO  
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Quel sassolino nella scarpa

Martone: Fuoricorso sfigati? Lo direi ancora. Così l’allora vice Ministro al Lavoro ha ribadito al Tgcom24: «Sicuramente sì, perché sollevò un dibattito importante e perché l'ho detto col cuore in mano e per spronare gli studenti perché il mondo che li aspetta è difficile. Credo che i giovani lo abbiano capito».
La notizia è vecchia (ripresa con un copia/incolla da quanto pubblicato con riferimento sabato 28 luglio 2012 nel sito www.diariodelweb.it) però io (e, credo, molti altri) “ce la siamo segnata”. Quelle parole erano inaccettabili. Questa, però, non vuole essere una “vendetta postuma”. È, invece, un tentativo di ristabilire la verità, di descrivere la realtà per quello che è. Ieri, come oggi, non è stato purtroppo riconosciuto, a tutte le parti, quindi anche agli “sfigati”, il diritto di parola. Solo ascoltando le parti e cercando di conoscere la realtà delle cose è possibile farsi un’idea ed esprimere, a ragion veduta, un giudizio. Dopo di che … assegniamo pure la meritata patente di “sfigato”. Magari potrebbero esserci delle sorprese!
I professori, nelle Università italiane, sono in funzione (anche) degli studenti iscritti nell’anno di competenza. Chiarisco con un esempio. Al terzo anno di quella specifica facoltà è previsto un insegnamento, al termine del quale avrà luogo l’esame. Gli studenti, che si iscrivono per la prima volta al terzo anno di corso, sono - ad esempio - quattrocento. A quei quattrocento studenti saranno assegnati quattro docenti. Poco importa se numerosi studenti, negli anni precedenti, non hanno superato quell’esame. Fossero questi studenti altrettanti, il numero dei professori rimarrebbe determinato in quattro!
Non occorre essere particolarmente dotati od informati per sapere che molti studenti non hanno alle spalle famiglie che possano permetter loro di sopportare il costo degli studi e/o di garantire ai giovani un ammontare della paghette consono ai tempi ed ai costumi. Pertanto molti studenti svolgono dei lavori o dei lavoretti che consentono loro di continuare negli studi e/o di poter confidare su paghette nella media.
Ma chi dedica ore al lavora inevitabilmente sottrae ore allo studio! Inoltre lo studente che lavora spesso non ha la possibilità di frequentare tutte le lezioni e seguire gli insegnamenti dei professori.
Poiché tutti i lavoratori (in regola) concorrono, attraverso il pagamento delle imposte sul reddito, al mantenimento della Pubblica Amministrazione, anche i genitori e gli studente lavoratori medesimi, pagano per una Università della quale alcuni giovani non potranno fruire appieno.
Poi, negli anni, se lo studente è un fuori sede, dovrà pagare per i trasporti. Mentre se fosse un residente, dovrà pagare affitti, pigioni, canoni, tasse di soggiorno, ecc. ecc.
Inoltre, per i fuori corso, le tasse universitarie sono sovente e sensibilmente più onerose.
Pertanto, crescendo il numero degli anni di iscrizione (e scarsa frequenza), cresce anche l’ammontare delle spese complessivamente sostenute. L’onerosità non è, dunque, in progressione lineare.
Insomma: non solo gli “sfigati” allo Stato costano di meno, ma lo Stato opera affinché gli “sfigati” paghino qualche cosa in più.
Con altre parole, il giovane che oggi deve lavorare per poter studiare, domani dovrà lavorare molto di più. Oppure smettere di coltivare l’illusione di poter continuare a studiare.
Conclusione: cari figli di disoccupati, cassaintegrati, malpagati, precari ed immigrati; cari figli di vedove/i e divorziati; cari giovani con salute cagionevole o che state attraversando un periodo nero della vostra esistenza; cari tutti è con “il cuore in mano” che il Martone s’impegna a rendervi il mondo più difficile, diciamolo pure: ostile. Di fatto il buon Martone sta organizzando una corsa con ulteriori handicap. Ed è anche convinto di aver ottenuto la collaborazione non solo dei giovani, ma anche dei non giovani. Od, almeno, il silenzio complice dei più.
Il mio, allora, vuole essere un suggerimento molto semplice: “Cacciate via Martone da quel Ministero!”


di Mario Paganini
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