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  IL TACCUINO DI MARIO  
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Poche leggi. E comprensibili.

Sono in tanti a ripeterci che “Gli imprenditori stranieri non investono in Italia per via dell’articolo 18 e delle garanzie che tale articolo assicura ai lavoratori”.
Sorvoliamo sulla applicabilità di tale articolo a “tutti” i lavoratori (per le piccole aziende, infatti, non è mai esistito! Com’è possibile fare una simile affermazione ed essere in buonafede?!).
Sorvoliamo sul fatto che, in questi ultimi tempi, hanno fatto carriera personaggi non proprio capaci, competenti e trasparenti. E, tra questi personaggi, molti hanno dimostrato di apprezzare (e compensare esageratamente) la segretaria procace e non il diligente dipendente, soprattutto se si interessava di questioni sindacali. È, infatti, sotto gli occhi di tanti il trattamento (opposto) riservato al sindacalista “giallo” (o “del padrone”) fannullone, rispetto al lavoratore che simpatizza per la “FIOM”.
E dopo tutti questi sorvoli (di non breve gittata) planiamo su altri lidi.
Un imprenditore (straniero, ma anche nostrano) certamente attribuisce un valore al controllo del territorio, alla disponibilità di collegamenti e di trasporti celeri, alle competenze e serietà delle maestranze, alla competenza delle Amministrazioni Pubbliche cui deve rivolgersi ed alla regole da ottemperare per non incorrere in sanzioni. In Italia non è possibile tutto questo. Infatti, in alcune zone del nostro Paese la politica delle assunzioni del personale è gestita da “padrini” locali. Anche l’ubicazione degli impianti pare sia gestita da “padrini” locali. Spesso, per stipulare dei contratti occorre aver ricevuto indicazioni, suggerimenti o un benestare. Talvolta non è sufficiente una “normale” assicurazione per garantire la sicurezza degli impianti. La rete dei trasporti a volte non è efficiente. Non solo nei collegamenti con la Sicilia o con la Sardegna, ma la Salerno - Reggio Calabria è diventata un simbolo (negativo). A tutto si aggiunga una pletora (allucinante) di adempimenti normativi ed amministrativi. Occorrono abili Azzeccagarbugli per districarsi in un mare di formalismi, incomprensibili (e inaccettabili) per imprenditori stranieri, specie se di provenienza anglofona o mitteleuropea. Un americano od un tedesco proprio non sanno capacitarsi il perché di tanta carta ed il perché di tante Amministrazioni da consultare o dalle quali ottenere visti e autorizzazioni!
Insomma “l’articolo 18” sta alla crisi dell’Italia come Kate Middleton desnuda sta alla crisi economica internazionale.
Tentativi infami di indurre in distrazione!
Nel Paese, però, sta avanzando una fisiologica (e promettente) reazione ad una inefficiente e costosa classe politica responsabile del declino.
Sì, perché l’attuale situazione è il risultato delle scelte ed azioni dei politici del centro e della periferia. Di quelli che siedono in Parlamento e di quelli assisi in un Consiglio Comunale. Della maggioranza e dell’opposizione.
Perché, accanto agli avvicendamenti (rari) di chi è chiamato alla guida del Paese o di un Comune, c’è anche una funzione di controllo, di informazione e di denuncia, alle quali tutti hanno mancato!


di Mario Paganini
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