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  IL TACCUINO DI MARIO  
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S’lè nôt üs farà dè

Sono affermazioni non dimostrate, eppure sono credute, condivise o - alla peggio - ripetute senza neppure fingere di pensare. Sarà capitato anche a te di ascoltare frasi come queste: “Il mercato crea ricchezza!” e “Solamente abrogando l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori sarà possibile creare nuova occupazione!”
Io le ho sentite dire, anche recentemente, da X mentre mi rendeva partecipe delle “spartane” prospettive occupazionali di sua figlia. Simili anche le parole usate da Y che - con il giusto orgoglio di essere il padre di un giovane professionista, competente e impegnato - mi illustrava le “pesanti” difficoltà iniziali incontrate dal giovane. Sia X che Y concludevano (senza spiegare) esistesse una correlazione tra le “virtù del libero mercato”, le esecrande “distorsioni prodotte dall’articolo 18” e le dure condizioni lavorative dei figli.
Naturalmente sia X che Y hanno un buon titolo di studio, una buona posizione sociale, i figli sono laureati e tutti loro hanno (quelle che sono dette) “ampie opportunità di acquisire informazioni e conoscenze oltre la media”.
“Le idee dominanti sono quelle delle classi dominanti” ha detto qualcuno. Ossia, con altre parole: “Se le classi dominanti riescono ad inculcare nelle teste dei dominati idee contrarie agli interessi di questi ultimi, nulla potrà cambiare.”
Infatti, come potrà sorgere un pensiero diverso se tutti condividono l’analisi del momento storico sociale che stanno vivendo?! E, di conseguenza, se tutti considerano come ineluttabile il presente, chi agirà per cambiare e tentare di avere un futuro diverso!?
Tuttavia “intelligenza” ed “evidenza” sono costrette a … percorrere la stessa strada. Quindi, prima o poi, riescono a produrre delle sinergie. La realtà possiamo plagiarla, falsificarla, crearcela su misura, ma solamente entro un certo limite. È possibile andare oltre solo quando è gravemente carente (oppure: totalmente mancante) l’intelligenza, ossia la capacità di vedere dentro alle cose, di leggere in profondità gli eventi. Fortunatamente non è così.
Ed allora possiamo, finalmente, ragionare e far riflettere sul come e sul perché il “libero mercato” stia rendendo i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. Da notare che non stiamo confrontando l’Occidente con il Terzo Mondo. Stiamo parlando di una Italia nella quale, oggi, dopo anni di “libero mercato” le dieci persone più ricche posseggono tanto quanto i tre milioni di poveri nostrani (fonte: Banca d’Italia).
La domanda è retorica: “Ci sta bene che le cose proseguano su questa strada?”
Adesso un bel respiro e, con il cervello ben ossigenato, consideriamo la frase: “Per aiutare i precari occorre togliere ai garantiti (l’ articolo 18, appunto). Poiché se tutti diventano precari …” A questo punto attiviamo le corde vocali e ascoltiamo bene quanto stiamo per dire. Occorre terminare la frase con una motivazione, un perché, ad esempio potremmo aggiungere queste parole: “Se tutti diventiamo precari gli imprenditori della Corea e del Kentuky avranno finalmente una buona ragione per delocalizzare in Italia!”
Se non abbiamo saputo trattenere un sorriso (amaro) è perché ci siamo accorti che, come nella novella, il sovrano procedeva - innanzi ad una nutrita schiera di cortigiani - completamente spoglio dei suoi regali indumenti.
Sono convinto che sia X che Y stiano rimuginando (e, probabilmente, non saranno i soli) quanto alla solidità di certe argomentazioni. Scoperto che “il re è nudo”, riprendiamoci il nostro destino.
Il futuro deve essere ancora scritto!


Mario Paganini
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