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  IL TACCUINO DI MARIO  
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Da Roma ad Avignone.

Non ci sono parole da aggiungere per descrivere l’attuale momento di crisi essendo la situazione, ahimè, a tutti ben nota. Ma già ora “qualcuno” si sta attivando per il “dopo crisi”. Perché, di certo, comunque un “dopo” ci sarà. Chi sta lavorando sotto traccia sono gli italici “radical chic”. Una nostrana pseudo intelligencija che, purtroppo, fa opinione, costume, stili di vita. Nell’arte e nella filosofia il punto raggiunto da molta ricerca è rappresentato da un occhio che fissa il proprio cervello. Tale rappresentazione, oltre che raccapricciante, risulta veritiera e trasmette un giudizio complessivamente negativo, pessimistico. È evidente il punto morto cui tale ricerca è giunta: si avvita, si chiude su se stessa. Questa cultura della ragione e del relativismo è, semplificando, una cultura di morte. Ma la formidabile capacità di ben confezionarla e impacchettarla ha, invece, fatto sì che questa cultura sia condivisa da molti. Dobbiamo ammetterlo: i nostrani radical-chic sono una spanna sopra la media degli altri politici! I radical-chic hanno tutta un’altra classe, tutta un altro modo di porsi! Ad esempio, i loro mass-media incassano finanziamenti direttamente dallo Stato. Gli altri politici si fanno, invece, sempre sorprendere mentre intascano dei finanziamenti che, poi, girano ai mass-media di partito.
La cultura della morte è entrata così bene nella mente dei più che, oggi, nessuno si scandalizza se una proletaria incinta paga i ticket sanitari mentre una donna che abortisce ha tutto gratuito! Guardando in giro si nota che i compagni hanno poca prole, ma anche negli ambienti cattolici, più o meno praticanti, la prole non abbonda. Ora ha prole chi arriva dal Terzo Mondo. Non stupisce che, osservando i risultati elettorali dei centri agricoli e industriali, si debba dire che: “i compagni, così come gli agricoltori, gli operai, i lavoratori dipendenti e gli impiegati delle Amministrazioni Pubbliche si esprimono politicamente in modo vario ed articolato”.
Gli argomenti che diventeranno “di moda”, non appena la crisi sembrerà in fase di superamento, sono: amnistia, eutanasia e anticlericalismo.
La Stato ha due compiti essenziali: la sicurezza dei confini e la sicurezza dentro i confini. Chi vive in uno Stato deve sapere che ci sono delle regole per la convivenza e che, altri dall’esterno, non potranno intervenire su tali regole. Ma la certezza del diritto, in molti Stati, oggi è un argomento che suscita ilarità. Preoccupa, poi, l’incertezza della pena. Quando le regole sono modificate continuamente molti avvertono una compassione eccessiva del Legislatore verso i carnefici mentre sono trascurate le vittime o i superstiti. Così facendo lo Stato abdica ad una sua funzione. Ma allora perché, in Italia, ogni 5 anni abbiamo: amnistie, indulti, o condoni di pena? Perché si ottengono voti, come segno di riconoscenza, dai beneficiari di tali provvidenze e dai loro parenti! Inoltre lo Stato … risparmia sulla gestione penitenziaria.
Come l’aborto è una possibile soluzione alla natalità, similmente l’eutanasia diventa una possibile soluzione per le malattie ed i malati.
Una cosa è l’accanimento terapeutico, un’altra è l’eutanasia.
Ma se un dramma diventerà una questione umorale, ideologica o da “buttare in caciara” gli italici radical-chic avranno vinto anche questa battaglia.
L’identità di molti Paesi e dell’Europa ha radici cristiane. Per sradicarle occorre l’anticlericalismo, cioè avversare le Istituzioni nelle persone e nelle strutture. Anche in questo caso se diventasse una questione umorale, ideologica o da “buttare in caciara” il risultato sarebbe scontato. Così sentiremo confondere lo Stato del Vaticano con la Conferenza Episcopale Italiana oppure una chiesa con la mensa della Caritas. Inoltre non mancheranno affermazioni quali “la Chiesa vuole gli orfani ed i poveri per giustificare le sue strutture”. Il buon senso dovrebbe far riflettere, prima di proferir parola! Gli orfani ci sono per fatalità, così come i poveri per ragioni economiche e sociali. La Chiesa ed i cristiani tentano di porre rimedi a situazioni che non producono! Ma tant’è. Le multinazionali General Motors, Exxon, P&G, IBM, ecc. vanno rispettate e temute. Mentre le Chiese sono delle multinazionali che non vanno rispettate, ma spremute. Con questi signori avremmo i pellegrini ad Avignone da tempo! È l’occhio che si compiace di rimirare il proprio cervello, poiché incapace di comprende la realtà! Poi, dopo le religioni, verrà immediatamente il turno dell’associazionismo (sportivo, dei partiti, dei sindacati) e del volontariato. Vigiliamo.


Mario Paganini
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