Forse è colpa della lingua italiana. Forse è colpa degli usi e dei costumi del popolo italiano. Di certo noi italiani siamo: passionali, tifosi, partigiani, compari e complici. E, naturalmente, sempre propensi o a fare festa oppure a scatenare una rissa.
Pertanto è facilissimo, per un politico, toccare le corde sensibili del “suo” popolo e trasformare un confronto in una (inutile) rissa verbale e, talvolta, non solo verbale.
Le parole dei politici spesso sono un veicolo fumoso per sofismi audaci, funambolismi logici e contorsionismi razionali.
Il resto lo hanno prodotto quaranta anni di mass-media e di diseducazione sportiva. Pomeriggi interi a discutere sui “se” e sui “ma”. Notti intere per professare la propria fede senza voler vedere o voler ascoltare le immagini della moviola o comprendere le parole altrui. È una recita che diventa spesso una farsa e, quando si trasferisce ad altri settori, assume le connotazioni della tragedia.
Fare e dare una informazione “oggettiva” è cosa ardua. In Italia, poi, può essere impossibile. C’è un problema a monte e c’è pure un problema a valle. Chi ha la “proprietà” dei mass-media li vuole asserviti, docili, disciplinati, ubbidienti. Mentre chi fruisce del servizio vuole un media sempre ...più mediocre. Un mass-media piace quando non richiede attenzione od intelligenza, ma assecondi pulsioni, curiosità, pruriti o morbose tensioni. C’è poco da aggiungere al gioco perverso della privacy da una parte ed alle cronache mondane colme di particolari piccanti sulla vita dei Vip, dei cantanti, degli sportivi, dei faccendieri, ecc.
Non parliamo, poi, del gradimento (audience) per la cronaca nera, per quella giudiziaria e per gli aspetti raccapriccianti e di "colore" della criminalità comune ed organizzata.
Veniamo ai nostri giorni. La domanda è chiara e semplice: “secondo te, negli ultimi dieci anni, le cose sono andate migliorando oppure sono andate peggiorando?”
Eppure è difficilissimo ottenere una risposta. Una decina di parole dovrebbero essere sufficienti. Invece non è così. Una gran parte degli intervistati “percepisce” un secondo fine e scatta in difesa della “squadra del cuore”. E, spesso, la miglior difesa è l’attacco.
La realtà, allora, viene distorta, manipolata. Scattano i pregiudizi. La risposta si fa “furba” e/o “faziosa”.
In funzione della “squadra” di riferimento avremo, allora, o persone che affermano non ci sia assolutamente un periodo di crisi, anzi - a loro dire - il benessere è certo e per tutti, oppure troveremo persone convinte che tutto il Paese sia allo stremo, anzi alla fame!
Io penso che, in Italia, la tendenza sia stata al peggioramento e che l’assenza di interventi politici (si è lasciato tutto alle presunte capacità e qualità del libero mercato) stia aggravando la situazione.
Poi la propaganda delle opposte fazioni darà, ai tanti attori di un logoro teatrino politico, l’occasione per recitare un ruolo.
Resto, però, convinto che, nell’insieme, l’opposizione sia molto migliore di chi ora ci governa.
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