Articolo Nr.88
del 14/05/2011
Chi ha avuto, ha avuto. E chi ha dato … Non ha dato mai abbastanza !

L’impiegata ce la sta mettendo tutta, ma non c’è feeling tra il “modello F24” che le ho consegnato e le procedura dell’Ufficio Postale Centrale di L.
Bisogna aver pazienza! Colgo l’occasione e, mentalmente, ripercorro quanto è accaduto.
In marzo, mia madre ha ricevuto, da parte del Fisco, una contestazione.
Una verifica immediata consente di scoprire che, in Italia, tanto per cambiare, la Pubblica Amministrazione è forte ed efficiente, di certo con i deboli.
Nello specifico: se, anni addietro, hai correttamente comunicato che percepisci più pensioni, ma - però - non hai verificato (o saputo verificare) la correttezza dell’aliquota fiscale poi applicata dal tuo sostituto d’imposta, sei - comunque – colpevole.
Ora, se mia madre si fosse rivolta ad un professionista, per questo genere di errore, probabilmente avrebbe pagato l’assicurazione del professionista. Ma, quanto a professionalità, per il cosiddetto Settore Pubblico allargato, è meglio non parlarne!
Il Sindacato ha provveduto e curato il ricorso. Lo ha fatto in modo sollecito, poiché i tempi, in materia fiscale, sono … brucianti. Essere veloci, questo è il solo modo per non finire colpiti da ulteriori sanzioni. Il Fisco ha allora riconosciuto a mia madre qualche attenuante e, quindi, ha tolto una sanzione, ma ha confermato che dovrà pagare, oltre a quanto a suo tempo non trattenuto dal sostituto d’imposta, anche gli interessi, così come le spese connesse all’accertamento. Il Sindacato ha, pertanto, compilato il “modello F24”, necessario per il pagamento del dovuto, facendo tutta una serie di conteggi e trascrivendo i codici indicati sulla contestazione tributaria.
Eccoci, ora, di nuovo nell’Ufficio Postale Centrale di L. Qui il tempo continua a scorrere, ma l’impiegata postale non riesce a completare l’operazione. Così decide di dare forfait. Secondo lei “è colpa della non corretta compilazione del modello F24”. Restituisce, quindi, il tutto. Lascio l’ottuagenaria genitrice all’Ufficio Postale (con il contante) e torno al Sindacato, che – per mia fortuna – dista poche centinaia di metri. Ragiono con l’esperta fiscale. Verifichiamo insieme tutti i dati. Nulla di anomalo.
Ritorno all’Ufficio Postale Centrale di L. Riconsegno il “modello F24”, il contante ed anche il numero di telefono dell’esperta fiscale del Sindacato. Dall’altra parte dello sportello interviene un secondo collega. Poi dallo sportello due, io e mia madre, siamo invitati a trasferirci allo sportello quattro, ma ci è abbuonata la fila!
Cambia l’operatore, ma non la sorte. L’impiegato si dichiara ben certo della corretta applicazione delle procedure. Lui non ritiene, poi, essere il caso di interpellare alcuno. Aggiunge che non c’è nessun responsabile amministrativo disponibile. Infine suggerisce di “andare in una qualche banca”.
Uscendo rifletto sullo stress e sugli oneri conseguenti una nuova compilazione del “modello F24”. Infatti il giorno trascorso renderà necessario ricompilare un altro “modello F 24” che tenga conto, negli importi indicati, anche dell’ulteriore giorno di interessi dovuti.
Mi domando: ma che ne sarà dei tanti anziani soli, quando incorrono in simili episodi? Che ne sarà della loro autostima, della loro serenità e delle loro certezze?
Il giorno dopo, completate le necessarie e rituali formalità, l’operazione di pagamento ha successo.
Quanto tempo per completare l’operazione? Pochi minuti. La mia Banca è diversa; meno male che esiste!
Ma non è finita.
Infatti la tanto (sofferta e) agognata ricevuta del pagamento effettuato deve, poi, pervenire all’Agenzia delle Entrate, entro dieci giorni.
In Italia non bisogna porsi tante domande. Occorre essere pratici, ossia: occorre adeguarsi.
A titolo prudenziale interpreto come “la ricevuta del pagamento fatto del modello F24 deve essere personalmente consegnata all’Agenzia delle Entrate”.
Quel sabato ho imparato che l’Agenzia delle Entrate non presta servizi al pubblico nelle giornate di sabato!
Un detto popolare sconsiglia di dare inizio ad una qualsiasi attività (così come il mettersi in viaggio) di martedì e di venerdì. Ma io non ho scelta. Il tempo stringe, inoltre – considerate le circostanze – ritengo che tutta la negatività dell’evento debba (finalmente) essersi esaurita.
Il lunedì successivo, dopo una breve trattativa, ottengo un permesso dal datore di lavoro e, pertanto, il giorno dopo (martedì, sfidando la sorte), di buon mattino (per conquistare la “pole position”) sono di nuovo all’Agenzia delle Entrate.
Pochi minuti e, finalmente, tutto è finito.
Conclusioni.
1 - Le Poste Italiane, per la mia esperienza, sono un qualche cosa di interculturale. Infatti hanno elementi in comune con le strutture Sanitarie: i tempi d’attesa. Hanno elementi in comuni con i supermercati: sono diventate un punto vendita di cancelleria e di tegami (per la pasta al forno alla bolognese). Il tutto, poi, convive con un centro tecnologico, probabilmente di alto livello, talché non è raggiungibile dalle altre amministrazioni, non è fruibile da un’utenza ordinaria e, forse, non è neppure ben conosciuto da chi deve utilizzarlo come strumento di lavoro.
2 - L’Amministrazione finanziaria non so quanto tempo e quante risorse dedichi al recupero delle imposte non pagate per evasione e per elusione. Posso solamente auspicare che non sia eccessivamente impegnata a … controllare i servizi prestati (e gli errori compiuti) dagli altri settori della Pubblica Amministrazione. Diversamente avrei una possibile motivazione per un’evasione stimata in 120 miliardi di euro all’anno.
3 - Le famiglie ed il settore privato (in questo caso: una banca) hanno, come al solito, un compito: quello di supplire alle croniche carenze del settore Pubblico.
4 - Ma, in Italia, fare le cose giuste e farle come si deve, perché deve essere sempre così complicato?


Mario Paganini