Articolo Nr.738
del 25/01/2025
Una triste realtà.

Alla fine di un freddo pomeriggio, ricevo la visita inaspettata dei miei due figli. Uno è medico, l'altro ingegnere. Entrambi hanno successo nelle loro professioni. Meno di una settimana fa ho sofferto la morte della mia amata moglie. Sono ancora devastato dalla perdita che ha cambiato per me il corso e il significato della vita.
Seduti a tavola nel soggiorno di una casa semplice e semplice, dove ora vivo da solo, iniziamo a parlare. L'argomento riguarda il mio futuro. Un brivido mi corre lungo la schiena. Ben presto cercarono di convincermi che la cosa migliore per me era vivere in una casa di cura.
Reagisco... sostengo che l'ombra della solitudine non mi spaventa e tanto meno la vecchiaia. Ma i miei figli insistono "preoccupati"? Si rammaricano, intanto, che le stanze dei loro grandi appartamenti al mare siano occupate e quindi non posso stare né con l'uno né con l'altro... così dicono. Inoltre, i miei figli e le mie nuore vivono una vita molto impegnata. Quindi non avrebbero modo di vedermi. E senza contare i miei nipoti, studiano quasi tutto il giorno, è impossibile.
A mio favore sostengo, in maniera poco convincente, che in quel caso potrebbero benissimo aiutarmi a pagare una badante. Davanti a me il medico e l'ingegnere dicono che in realtà servirebbero "tre badanti su tre turni, tutte con portfolio firmato". Che sarebbe, in tempi di crisi, una piccola fortuna alla fine di ogni mese.
Mi rifiuto di accettare la proposta di vivere in un rifugio. E qui arriva un altro suggerimento: mi chiedono di vendere la casa. I soldi serviranno a pagare le spese della casa dove rimarrò per molto tempo, così nessuno dovrà preoccuparsi. Né loro, né io.
Cedo alle argomentazioni perché non ho più la forza di affrontare tanta ingratitudine e freddezza. Chiudo le labbra e non parlo del sacrificio che ho fatto in tutta la mia vita per finanziare gli studi di entrambi. Non dico che in qualche viaggio ho smesso di viaggiare con la famiglia, di frequentare buoni ristoranti, di andare a teatro o di cambiare macchina perché non mancasse nulla. Non varrebbe la pena menzionare questi fatti a questo punto della conversazione.
Da lì, senza dire una parola, decido di raccogliere le mie cose. In poco tempo vedo una vita intera riassunta in due valigie. Con loro mi imbarco in un'altra realtà, molto più difficile: una casa per anziani, lontana dai miei figli e dai miei nipoti.
Oggi, tra le braccia della solitudine, riconosco di aver potuto insegnare i valori morali ai miei figli. Ma non sono riuscito a trasmettere a nessuno dei due una virtù chiamata GRATITUDINE.
Mi scuso per aver espresso quello che penso, ma sappiate che quando diventerete "vecchi" vorrete essere trattati bene dai vostri figli e/o nipoti e questo non si ottiene con i soldi, ma con la gentilezza piantata nei vostri cuori.

FONTE: https://it.quora.com/
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in origine firmato G.M. Immesso in Rete da https://it.quora.com/profile/Federica-Bagwell/UNA-TRISTE-REALT%C3%80