Articolo Nr.610
del 16/08/2022
Votare non è il fine, ma deve essere un inizio.

In molti Paesi, del “libero” e “democratico” Occidente, le quote di elettorato, che non partecipa al voto, sono molto elevate e, spesso, un anno dopo l’altro le % vanno aumentando.
Perché in Italia l’astensionismo “responsabile”, oggi tanto esaltato e propagandato, dovrebbe indurre - domani - ad una riscoperta del valore della partecipazione? Su che cosa si fonda tale affermazione?
Che cosa abbiamo di speciale e di diverso noi Italiani che gli altri popoli occidentali non hanno invece saputo cogliere in tutti questi anni?
“Chi” oppure “che cosa” dovrebbe portare, oggi, a rimanere sul divano o a recarsi al mare, ma tra qualche tempo portare a vivere con passione l’impegno politico?
Parrebbe non essere ancora ben compreso che il voto non sia “il fine”. Il voto è unicamente “l’inizio” di un impegno sociale. Eppure, soprattutto in questi ultimi anni, dovremmo aver imparato quanto sia assurdo delegare qualcuno, sperando che costui sia all’altezza dell’impresa e, soprattutto, sappia compiere innumerevoli miracoli !
Il massimalismo non è di questo mondo. Aspettare che una persona od una forza politica recepisca al 100% i nostri desideri e le nostre aspirazioni è segno di grande fantasia e di poco realismo.
E forse è anche segno di poca intelligenza.


di Mario Paganini