Articolo Nr.56
del 04/11/2002
“Il filo sottile” di Alessandra Triossi

Sono in mostra a Voltana, dal 31 agosto all’8 settembre, le opere più significative (prodotte dal 1996 al 2002) di Alessandra Triossi, giovane e promettente artista ravennate.
Solide basi scolastiche caratterizzano la formazione di Alessandra Triossi che, prima, consegue il diploma di Maturità in “Arte applicata al restauro del mosaico” all’Istituto Severini di Ravenna, poi, sempre in questa città, segue con successo un corso di progettazione e design al C.F.P. “Albe Steiner”. Successivamente l’artista si dedica, per parecchi anni, al disegno progettuale, all’esecuzione di pannelli musivi, di vetrate artistiche e di oggettistica in ceramica; presta collaborazione per design a primarie aziende ceramiche di Faenza e di Imola; inoltre compie studi di arredamento per conto di ditte e di privati.
In un tempo caratterizzato da una over-dose di comunicazione e di messaggi orali e visivi, i suoi lavori artistici colpiscono per la presenza di “un pensiero senza parola”. Più che affermare, declamare, enfatizzare, Alessandra Triossi desidera suscitare, emozionare. Oggi il sensazionale è usato, strumentalmente, da pochi per riscuotere consensi e consolidare il proprio dominio. Purtroppo, dietro la parola, tante volte ci sono solamente ritualità, formalismo, ipocrisia e, soprattutto, voglia di sopraffazione, di poter esercitare un controllo. Per fortuna esistono le sensazioni, le impressioni ed i sentimenti. Non mancano anche in questo caso le eccezioni, ma, nell’emozionale in genere, la spontaneità è ancora autentica. La comunanza di affinità elettive è l’oggetto della ricerca artistica della Triossi. I mass-media propongono la realtà che più aggrada loro: sono veristici e naturalistici se conviene, ma all’occorrenza sanno essere sapientemente falsificatori e manipolatori. I mass-media sanno raccontare e ricostruire in modo subdolo, asservendo scopi prefissati.
La realtà dell’artista, invece, non è una realtà “addomesticata”, ma ricreata attingendo alla propria interiorità, fondata sull’intensità delle emozioni, sulla forza sprigionata del sentimento. Anche l’artista interagisce con la realtà, soprattutto quando la realtà esterna ha molti aspetti negativi. L’artista, però, si fa carico dell’arduo compito di ricostruire e ricreare il proprio mondo interiore, dopo che quest’ultimo a confronto dell’altro è stato ridotto in frantumi.
Per le creazioni della Triossi, come per i più attenti e sensibili artisti contemporanei, possiamo dire che “la necessità di ricreare un universo perduto nasce dalla nostalgia di un’epoca antica … paradiso perduto, al quale tendiamo tutti per tutta la vita. La disperazione per la perdita subita, dolore esistenziale … spinge al desiderio di recupero e riparazione, che tali non sono in realtà, in quanto il mondo interno, così ricostruito, rimane totalmente nuovo, pur serbando traccia di quello perduto”.
I lavori artistici di Alessandra Triossi spaziano dal mosaico all’acquarello, dal dipinto su tela o su pannello ligneo alla tecnica mista. Utilizza colori, tessere musive, carte rugose, vetri multicolori, geodi e tantissimi altri materiali, presi in prestito dalla natura, come: sassi, conchiglie, lamine metalliche, minerali. L’artista ha orrore della tela vuota o del materiale grezzo; sceglie, allora, quei mezzi che ritiene più idonei per dare una forma, un corpo ad un progetto, ad una idea, riuscendo a liberarla dal di più che la costringe e la rende invisibile. Lo stile diventa, quindi, personale, unico ed irripetibile e si estrinseca nella scelta dei modi e dei mezzi che più gli sono congeniali per esprimersi. A questo punto “il percorso umano ed artistico … finiscono per intrecciarsi l’uno fornendo soluzioni tecniche all’altro e questo, a sua volta, permettendo al primo di utilizzare la sua energia emotiva per creare”.
Constatiamo una non comune efficacia nella produzione artistica di Alessandra Triossi che “si muove … utilizzando una tecnica pregnante di emozioni, nel tentativo di darsi e dare a chi ne usufruisce una soluzione esistenziale, un progetto di vita”.
Mario Mazzotti, organizzatore di manifestazioni culturali e, da oltre dieci anni, animatore del noto concorso promosso a Cotignola, riflettendo sui lavori presentati, osserva come ci siano dei simboli ricorrenti che ci fanno conoscere il mondo di Alessandra, un “mondo fatto di pensiero senza parola”. Ad esempio: la luna che, occhio della notte, è quasi sempre presente, rappresenta la conoscenza interiore e il tempo, che cambia così come cambia ciclicamente l’aspetto visibile dell’astro. La Luna simboleggia il cambiamento, il divenire, quindi l’esistenza nell’arco della vita con tutti i suoi aspetti di gioia piena, ma anche di sofferenza. Il satellite è una nave di luce nel mare della notte, che solca quadri con evanescenti figure, che irraggia cuori, come luoghi segreti di comprensione e d’amore e veleggia tra trasparenze silicee e strali d’oro incuneati tra tessere variopinte. Altro elemento ricorrente: la spirale. Questa ci trasmette un senso di grande forza creativa: può espandersi e contrarsi; pulsa come la nostra vita. E’ energia naturale e, al tempo stesso, labirinto dell’esistenza umana: un vagare nel tempo, alla ricerca di un centro vitale.
Cultrice appassionata d’arte, musica e spettacolo, profonda conoscitrice del settore, Laura Medici ha modo di descrivere i lavori proposti da Alessandra Triossi. Sono “tracciati, incastonature, intrecci che rilevano segrete geografie. Poi apparizioni del ricordo di una forma, più che della forma stessa, evocazioni o soppressioni di essa, recupero della memoria o dell’esperienza che la memoria della forma genera”. Ammirata, aggiunge, “non l’apparenza, ma l’apparizione: è questo il paesaggio di presenze che abitano la ricerca pittorico/materica di Alessandra Triossi. Esplorazione della sembianza nel suo germogliare, fuggire, evolversi, macerarsi e rinascere”. Nelle opere di questa artista troviamo che “la forma, trasformata, è perduta, ma anche ritrovata”. Laura Medici conclude osservando che “così come i percorsi della memoria, che operano sedimenti e stratificazioni di sentimenti sulle esperienze dapprima vissute – spesso subite – poi interiorizzate” … similmente “la forma, trasformata”, è sì perduta, ma anche “ritrovata” e, ora “rinnovata”.
Condividiamo le parole di Laura Medici che, soprattutto per i lavori su tela della Triossi, afferma che sanno essere “presagio di accadimenti o risonanza di accaduto; la pittura di Alessandra “accade”, appunto, nel momento dell’osservazione: seguirne la trama segreta, perdersi in essa, suggerisce la bellezza e la validità di un “viaggio” che è scoperta in sé stesso e non nella sua - limitante, definitiva, paralizzante - destinazione”.
Dice Elastir, un pittore, nelle Recherche di Marcel Proust: “Si può ricreare quello che si ama solo rinunciandovi”. Ed è questa una soluzione. provare a ricostruire relazioni con gli altri, fondandole sul linguaggio comune e spontaneo delle emozioni interiori. Come ha scritto, per questa brava artista, un amico: bisogna “attingere al presente, non più chiusi dal vincolante rimpianto a passate età dell’oro, ma disposti ad un’apertura proficua al tempo che ci è dato vivere. Così il progetto di esistere è definitivamente consolidato, come piena e soddisfacente ricostruzione dell’antico mondo interno, reso ora nuovamente vitale e fruibile da parte di tutti coloro che, come Alessandra, non sono schiacciati dal rimpianto di ciò che non è più, ma disposti ad accettare di vivere il presente, carico di tracce antiche, ma attuale e concreto, carico di malinconia, ma anche di fiducia e di speranza”.


Mario Paganini