Articolo Nr.46
del 15/02/2003
Opera Prima 2002: Ceramica. Terza Edizione

Dal 1995, più volte all’anno, a Voltana si organizzano manifestazioni pubbliche che sanno essere anche una opportunità per tanti talenti artistici residenti in Romagna, soprattutto se giovani. Appuntamenti che, confidando sull’affidabilità e sulle capacità dimostrate nel tempo dal volontariato voltanese, sono certi. In particolare la mostra / concorso di ceramica è un evento che ha luogo “nell’anno pari”, in occasione della tradizionale Settimana Voltanese (con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale e la generosa collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo). Pertanto quella svoltasi la scorsa primavera è stata la terza edizione.
Come da consolidata piacevole tradizione ancora una volta la partecipazione è nutrita e qualificata e la scelta di non adottare un criterio, un tema o una tendenza consente un confronto e/o un incontro a 25 artisti, caratterizzati dalla espressività forte ed eterogenea. Come sempre “il concorso costituisce il presupposto sia per una presa di contatto e una riflessione critica sui caratteri e le potenzialità del linguaggio artistico contemporaneo, sia per una opportunità di incontro sulle tematiche culturali emergenti, legate ad una operatività specifica, espressione di dati individuali oppure di componenti tipiche della tradizione o manifestazione di quanto è stato prima interiorizzato e, poi, esternato quale frutto maturo e fecondo di una didattica sempre attenta e rigorosa”.
Come d’uso, i lavori sono mostrati in un ambiente atipico: la Delegazione Comunale (punto di riferimento non solo amministrativo, ma anche sociale e culturale della comunità locale), senza linee di demarcazione espositiva, in una visione unitaria nella quale il visitatore potrà trovare le indicazioni di ogni valenza dei percorsi soggettivi individuati da ciascun giovane espositore.
E’ il contatto continuo con la materia “terra” che porta al concepimento di nuove idee che possono essere più o meno sviluppate a tavolino, ma che devono, in seguito, superare gli esami della lavorazione e della cottura. Nei lavori in ceramica è sempre la materia ad avere l’ultima parola. Poi con il lavoro e l’esperienza la tecnica della foggiatura dell’impasto argilloso può essere migliorata e affinata. Infine la cottura (e, parlando di maioliche, ceramiche e porcellane, sarebbe più giusto: le ripetute cotture) sempre ad alte temperature (attorno ai 1000 gradi, così da conferire agli oggetti foggiati una durezza molto elevata insieme ad una tattilità inusitata ed elementare), sovente in atmosfere riducenti, risulta essere il più importante passaggio del ciclo lavorativo. E’ qui che assume importanza la conoscenza del comportamento degli smalti, uno sterminato campo di ricerca, che offre continui stimoli per la produzione di colori (dalle tonalità suggestive) da dare alle superfici, affinché sappiano integrarsi con la forma, esaltandola.
Voltana (ed i voltanesi in genere) ha con la “terra” un …rapporto un po’ speciale; una sorta di coinvolgente sensazione emozionale. Ciò si comprende ricordando che Voltana è un paese giovane, sorto su terreni di recente bonifica. I terreni, sfruttati sapientemente nella produzione agricola, hanno, poi, consentito un rapido sviluppo economico e, quindi, un diffuso benessere. E’ stato sufficiente poco più di un secolo per rendere “acquitrini e miseria”, ossia la realtà del quotidiano, un periodo relegato ad un remoto passato. Dunque, quale migliore modo per rendere un reverente tributo alla “terra”, se non quello di incoraggiare chi, della lavorazione nobile della “terra”, aspira a farne la ragione della propria vita? Un concorso / mostra sulla ceramica è la prima, immediata risposta. Inoltre, come possiamo notare dagli oggetti esposti, la “terra” lavorata risulta sì essere sommatoria di materiali, tecniche e idee, ma sa anche esprimere una volontà di caratterizzazione etnica. Da sempre, infatti, i materiali, le tecniche e le idee servono alla progettazione di oggetti, dalle essenzialità compositive, che sono destinati sia a personalità ordinariamente comuni, sia a personalità vitali e spregiudicate, ma allo stesso tempo rigorose.
Notiamo, allora, che le idee ed i progetti, per molti dei lavori esposti (la “cipressa”, la “pigna turchese”, il “riccio”), nascono dall’osservazione di ciò che ci circonda e soprattutto dalle forme della natura. Un particolare che colpisce, un colore, un’ombra, una silhouette, tutto è utile per delle idee che sono prima fissate e, poi, sviluppate fino ad acquistare una forma finale. Non sono estranei, nelle opere presentate, lo sviluppo originale di temi legati al lavoro, al sociale o all’attualità del quotidiano. Con la speranza di non fare torto alla diversa sensibilità, possono essere citati, a titolo esemplificativo, ma non esaustivo, lavori come: “televisivamente” , “not strong enough” e “riflessione”. Una menzione particolare per “mi tuffo nelle rose”, “soffio di vento” e “vento” in considerazione dell’intensità suggestiva trasmessa dalle opere e, per converso, dalle emozioni percepite dall’osservatore: sono tre tentativi, ben riusciti, di rappresentare astrazioni o sensazioni. Originalità raffinata e ottima tecnica sono in: “flores viejas” e “attrezzi per un guerriero”. Un abile equilibrismo pervade, invece, sia “cerebro, cronico liquido” sia “il suonatore”; opere sospese tra evocazione e proposta, tra arguta provocazione e feconda immaginazione. Di grande realismo i lavori intitolati: “Taurasi: porta maggiore” , “Venere nera” e “ricordo d’infanzia”. Molto apprezzato dai visitatori “testa di toro”, per la purezza delle linee, l’essenzialità delle forme e la forza espressa dall’insieme. Il folto pubblico intervenuto ha, anche, elogiato “ corsi d’acqua” e “big bang”, opere di dimensioni interessanti che testimoniano la meticolosa precisione e la notevole padronanza cromatica possedute dalle autrici.
Sappiamo che la denominazione di origine viene riportata sui marchi di identificazione apposti sulle opere che rispondono ai requisiti stabiliti nel disciplinare la produzione della ceramica artistica e tradizionale. Sappiamo anche che una ceramica è artistica e tradizionale quando risponde a criteri di continuità storica e produttiva tali da consentire, sia a livello qualitativo che produttivo, il raggiungimento di risultati facilmente apprezzabili e riconoscibili. Rientrano, poi, tra le ceramiche artistiche e tradizionali anche quelle produzioni contenenti forme e decori innovativi, che possono essere considerati come un naturale sviluppo ed aggiornamento dei modelli, delle forme, degli stilemi e delle tecniche lavorative, nel rispetto della tradizione artistica. E’ quanto hanno cercato di ottenere le opere intitolate: “consolo”, “chocolat”, “l’albero”, “nuova vita”, “l’arca di Noè” e “verità nascoste”.
L’elemento che accomuna tutte le opere esposte risiede in una immediatezza espressiva che mette a proprio agio l’osservatore il quale, fin dal primo approccio, può fruire degli attributi di una interessante visione e tentare, poi, sistematici approfondimenti.
Altro aspetto comune a tutti i partecipanti è una certa disinvoltura nel trattare tematiche concettuali, il che non deriva da mancanza di umiltà intellettuale, quanto dal desiderio di non rimanere ancorati ad espressioni convenzionali del “moderno”.
Allora, anche per questa edizione, possiamo affermare che la giovane età dei partecipanti ci ricorda che questa occasione, per tanti, è un inizio, vale a dire si è nella fase in cui si cerca di dare un senso alle cose, prima ancora che un significato.
Indipendentemente da ogni considerazione sul valore di questi giovani ceramisti, che non mancheranno di trovare in futuro le migliori soddisfazioni, si deve riconoscere che la validità artistica di questa manifestazione (concorso e incontro) e il vasto ed interessante panorama presentato meritano ampiamente la formulazione di un auspicio, per un suo proseguimento ed un suo potenziamento, affinché questa iniziativa continui ad essere uno stimolo utilissimo ed una valida opportunità per il lavoro di tanti giovani ceramisti.


Mario Paganini - Voltana, marzo 2002