Articolo Nr.38
del 04/05/2009
Tre parole pericolose

“Solo tre parole” cantava, qualche anno fa, Valeria Rossi, che precisava: “dammi tre parole: sole, cuore, amore”.
Oggi le parole, che spesso si ascoltano, sono: “io”, “cattivi” e “spaventati”.
Tre parole che si caratterizzano in negativo.
È negativo sia quando ad usare “io” sono gli ultimi della scala sociale, poiché dimostrano di non comprendere che la loro unica forza trae origine da azioni collettive, da un “noi”, un “tutti noi”, un “tutti” in senso ampio, quindi: un partito, un sindacato, una chiesa, ecc. In genere: gli ultimi sono anche i più deboli, pertanto sono quelli che “temono” di più un qualsiasi “altro” sia dato loro incontrare. L’animale, che non ha il bene dell’intelligenza, quando non capisce ed è in difficoltà: ringhia, minaccia, diventa “cattivo”. In una società buonista e ipocrita è terribile non cogliere delle differenze tra le tante specie di mammiferi, ma diventa difficile anche negarle.
Non miglior è la sorte, per le conseguenze negative, se ad usare “io” sono i primi della scala sociale. È un “io” che diventa un “noi” plurale maiestatis, oppure un “noi, ristretta cerchia oligarchica”. Gli altri non sono un riferimento, vanno governati, costi quello che costi. È un “io” che si traveste da “noi” piccolo gruppo autoreferenziale, che gestisce la maggioranza (spesso risicata od ottenuta con artifici elettorali).
Ben presto non esiste un “diritto”, ma - al suo posto - esistono “elargizioni”, “concessioni”, “bonomie”. Come nel feudalesimo, ai più fedeli sono riconosciute prebende. Come nel feudalesimo, una sorgente ed una persona sono beni di proprietà e nella libera disponibilità di un signore. Inoltre a pochi (gli eletti, i predestinati) è dato il privilegio di stare al di sopra ed al di fuori del “diritto”. La Legge non è uguale per tutti e così deve essere! Poi, anche in questo caso, esistono “gli altri”, i non allineati, i non omologati. Costoro finiscono con il distrarre il conduttore, pertanto vanno “temuti”. Gli “altri”, se all’inizio sono fastidiosi, nel volgere di pochissimo tempo diventano insopportabili, inutili e, quindi, di per se stessi: “cattivi”.
Anche in passato abbiamo osservato circostante simili. E, in passato, abbiamo già avuto moti rivoluzionari e dure repressioni, colpi di mano violenti e meticolose azioni mirate (il confino ed i campi di concentramento)
L’intelligenza, ossia la capacità di leggere dentro le cose e dentro gli eventi, è tutta concentrata all’acquisizione ed alla gestione dell’avere.
Più abbiamo e più vogliamo avere. Più abbiamo e più siamo tormentati dal conservare e far funzionare quello che abbiamo. Più possediamo e più siamo infelici, perché abbiamo scoperto qualche cosa che possiede il nostro vicino e che noi non abbiamo ancora.
Se la lingua esprime la cultura di un popolo, dobbiamo sperare vero anche l’inverso. Dobbiamo augurarci che, rieducando alla solidarietà e alla condivisione con parole adeguate, la cultura dell’egoismo, della paura e della sopraffazione venga presto ridimensionata.