Articolo Nr.364
del 23/07/2021
LE (DIS)AVVENTURE DI UN UMAREL. La fila al C.U.P.

Leggo: “deve scegliere il medico convenzionato entro il tal giorno.” La lettera porta una data, ma mi è stata recapitata molto tempo dopo. Ora i tempi sono diventati brucianti. Occorre prendere qualche informazione; non è una questione di vita o di morte, ma è una questione della mia salute che, almeno per me, merita adeguata attenzione.
Eccoci al computer per la scelta. Niente da fare! Motivo: “i termini entro i quali effettuare la scelta erano perentori. Ora deve recarsi, di persona, al C.U.P. (Centro Unico di Prenotazione) di competenza.”
Eh ... è una bella giornata di sole e di afa. Prima della porta d’ingresso al C.U.P. alcuni tendoni offrono un poco di riparo. Quando ritiro il numero mi spiegano che quel numero serve unicamente a contingentare l’entrata nell’edificio. Una volta entrato nell’edificio avrei dovuto prendere un altro numero ed attendere il mio turno per parlare con un operatore allo sportello.
Fa caldo. Il tempo scorre adagio. La fila non è quello che si dice “esigua”.
Con il cellulare faccio uno scatto.
Non è italiano, mi si appoggia addosso e inizia a guardare il mio cellulare.
Poi: “Tu adesso cancellare!” Il tono è perentorio.
“Tu adesso cancellare! Tu non potere! Lì mia famiglia. Tua foto ha valore! Tu cancellare!”
Sembra una vecchia sveglia meccanica, quando scocca l’ora e parte la suoneria. Ripete ossessivamente. “Tua foto ha valore! Tu cancellare!”
Provo a spiegargli che vorrei fare un articolo, per far conoscere la situazione. La foto è su un’area pubblica, aperta al pubblico, non ha fini commerciali, ma vorrebbe migliorare una situazione oggettiva di disagio. I volti saranno cancellati.
Niente. Sta quasi urlando: “Tua foto ha valore! Tu cancellare!”
E’ più giovane di me. E’ tarchiato. Ma è alto un metro e un … tappo.
Che fare?
Non capisco: se è lì con la famiglia, perché lui sta da una parte e la famiglia dall’altra? Ha indicato, in modo vago, dove sarebbe la sua famiglia, sotto il tendone, invece è chiarissimo quando enfatizza “foto ha valore!”; che voglia dei soldi?
Mi trattengo … Faccio un bel respiro, profondo nonostante la mascherina. E gli dico: “Guarda, cancello. Controlla: vedi non è più nel mio telefono!”
Ora sta zitto e mi guarda con espressione interrogativa. Forse non capisce bene l’italiano; ripeto: “Controlla: vedi non è più nel mio telefono!”
Non sembra ancora soddisfatto, ma almeno sta zitto.
Sta a vedere che voleva dei soldi!
Dopo una mezz’ora ho concluso l’iter burocratico ed ho un nuovo medico.
Esco dal C.U.P. ed incontro un “tifoso” di un partito.
Gli racconto quanto mi è appena accaduto. E lui: ”Sì!, hanno ragione loro. Devi capirli. Devi adeguarti. Devi accettare le loro abitudini, i loro costumi, bla bla...”
Dunque, se loro vengono a casa mia, io debbo capirli e “accettare le loro abitudini, i loro costumi, bla bla...”
Se io vado a casa loro, loro NON debbono capirmi “accettare le mie abitudini, i miei costumi, bla bla...”
Giornata sfortunata: in poco tempo mi sono imbattuto con due con razionalità molto, molto distanti dalla mia.
P.S. Non ci pensavo più, fino a quando un "automatismo" dello smartphone mi ha riproposto lo scatto, cancellato “in locale”, ma copiato e salvato nel “cloud” [o “in remoto”, termine che, nell’anno dedicato a Dante, preferisco].


di Mario Paganini