Articolo Nr.27
del 20/11/2002
Proposte per una riflessione comune

Per troppo tempo molti genitori o perlomeno quelli che sanno e vogliono ancora essere tali hanno rinunciato ad un loro diritto: quello di reagire al lento, ma costante scadimento del ruolo proprio dell’istituzione scolastica.
Probabilmente la scuola ha delle difficoltà a sviluppare e a fornire quelle conoscenze necessarie per stare al passo con i tempi e, forse, oggi l’istruzione e la formazione umanistica, scientifica e tecnica non sono neppure un compito esclusivo della scuola medesima.
Più grave è constatare (e tollerare) che la scuola si trasformi in palestra, dove affinare maleducazione e volgarità.
Una persona può non avere istruzione, eppure ha diritto al rispetto ed ha il dovere di rispettare gli altri.
La scuola non è deputata, in esclusiva, ad educare alle regole della civile convivenza, ma non può nemmeno sottrarsi a tale compito. Inoltre una società civile deve trovare, se necessario, il modo di supplire alle carenze di quelle famiglie che non riescono in tale compito.
I genitori hanno il diritto di chiedere, per i loro figli, quello che una scuola deve normalmente assicurare.
Il futuro di un Paese ha le radici nella scuola.
In questi anni abbiamo subìto prima una cultura che assegnava tutte le colpe all’individuo, scagionando la collettività, poi abbiamo subìto una cultura che assolveva sempre l’individuo e colpevolizzava la collettività.
È tempo di aprire gli occhi: esistono volontà e responsabilità individuali e collettive, le une e le altre debbono interagire in maniera costruttiva.
Non è concepibile che l’esercizio della maleducazione di pochi continui ad essere “salvaguardato” come un diritto, a discapito dei tanti per i quali il diritto allo studio sfuma in pura astrazione.
La scuola pubblica è, di sicuro, un’occasione di riscatto e di elevazione sociale per chi non può disporre di altre opportunità.
Il garantismo a senso unico è un vizio dal quale occorre prontamente guarire. Oggi nella scuola italiana accade sovente che un insegnante che esprime un parere severo sui risultati dell’allievo debba rendere conto al giudice. Quando, invece, il turpiloquio, la volgarità e la bestemmia fioriscono su tante giovani bocche si chiede agli adulti un sorriso benevolo.
Tutto ciò è assurdo!
L’effervescenza e l’esuberanza hanno contraddistinto la crescita di tutte le passate generazioni, ma per nessuna si è mai posto, in precedenza, il problema di rendersi conto di “cosa”, di “come” e di “quando” esternare. Sorge perfino il dubbio che, oltre all’educazione, manchi talvolta quel minimo di buon senso che nella vita aiuta a non mettersi in situazioni di difficoltà.
Per non dire del vandalismo perpetrato a danno di locali e di cose assegnate all’uso di tutti, segno di sazietà e di disperazione.
Occorre, allora, reagire, anche se non è facile e, soprattutto, non è comodo.
Magari non saranno “la futura classe dirigente”, certamente dovranno diventare una risorsa per il Paese, ma, per noi genitori, i nostri figli sono il bene più prezioso. Per questo occorre trovare il tempo ed il modo per far cambiare le cose.
Quindi, accanto all’impegno delle famiglie, occorre fornire alla scuola ed al corpo docente quegli strumenti necessari per raggiungere i fini che sono loro propri.
Giova ricordare che possiamo contare su professionisti capaci e meritevoli della nostra fiducia.
Come genitori sentiamo, pertanto, il diritto - dovere di chiedere:
1 - la sospensione di tutte quelle attività para o extra o inter scolastiche che, dove non ne sussistano le condizioni, non possono essere occasione di arricchimento culturale, né opportunità per approfondimenti personali.
2 - maggiore attenzione al comportamento. La comunicazione (o “nota”) dell’atteggiamento scorretto dell’alunno è un momento di informazione volto a stimolare una maggiore collaborazione da parte delle famiglie. Esistono numerose occasioni di dialogo e di incontro tra insegnati e famiglie, che vanno saggiamente colte. Se non sortiscono i risultati sperati, l’allontanamento dalle lezioni (o “sospensione”) consente sia una riflessione soggettiva sia il recupero di una funzionalità didattica turbata. In quest’ultima circostanza, un segno forte ed utile, quale riprova di un ravvedimento operoso, è la presenza di un genitore per la riammissione alle lezioni.

Sono queste considerazioni che si desidera sottoporre all’attenzione ed alla sensibilità di ogni genitore e sono un primo contributo ed uno stimolo per porre rimedio ad una situazione non ineluttabile, ma che necessita anche del contributo familiare.


Katia Veroli, Mario Paganini, Claudio Zanotti, Gianni Baroncini