Articolo Nr.220
del 19/03/2019
Facebook, Whatsapp, ecc. sono la nuova Torre di Babele? La fretta e la presunzione sono all’origine di tanta cattiveria?

La comunicazione scritta deve essere molto attenta ai termini che utilizza. Quando ciascuno di noi è fisicamente presente, la comunicazione avviene, oltre che per mezzo delle parole, anche con il tono della voce utilizzato, con la mimica del volto, con il gesticolare degli arti e con la postura del corpo. Quindi, esiste un “contorno” che consente di modulare, stemperare, modificare l’interpretazione od il significato delle parole che si stanno usando.
Similmente la controparte di un dialogo dovrebbe sempre leggere con attenzione e con serena pacatezza.
Dunque, quando è possibile, è sempre preferibile guardarsi negli occhi per potersi osservare. Previene o scongiura asprezze del dialogo. Diversamente: calma e cautela.
Constato, con preoccupazione, che il contenuto delle comunicazioni veicolate da alcuni “social”, quali, ad esempio: Facebook, Whatsapp, ecc. è sovente superficiale. La conseguenza, spesso, di letture frettolose. Non mancano, poi, coloro che reagiscono, in modo eccessivo, diventando - immediatamente - tifosi di opposte fazioni, seguaci di opposte convinzioni, fedeli di opposte religioni (laiche e non).
Talvolta la contrapposizione sembra cercata e voluta.
Dunque i “social” contribuiscano ad alimentare una spirale aggressiva e violenta, oppure sono essi stessi origine di aggressività e di violenza? I contenuti dei “social” sono indotti dai ritmi forsennati della vita moderna? Sono, pertanto, i “ritmi” all’origine dei messaggi di dubbia opportunità e dal contenuto discutibile od infelice? Oppure sono le grandi quantità di messaggi, di dubbia opportunità e dal contenuto discutibile od infelice, che portano alla crescita dell’individualismo (che talvolta assumere le connotazioni di bieco egoismo e di smodata grettezza)? I messaggi “stringati” e non ben ponderati portano ad una convivenza difficile, poichè fondata sul sospetto, sulla diffidenza e su di una mal celata ostilità?
Con altre parole: le persone rancorose, arrabbiate, cattive, trovano nei “social” un luogo ideale per dare sfogo a risentimento ed a frustrazioni.
Non è, però, da escludere che, frequentando assiduamente i “social”, per come sovente questi sono utilizzati, possano i “social” indurre, in modo subdolo, a diventare persone rancorose, arrabbiate, cattive.
Infine riscontro come nei “social”, si pongano sul medesimo livello, di competenza e di conoscenza, nell’esposizione delle proprie idee, sia gli studiosi sia gli incompetenti. Questo è male. Ma quello che, secondo me, è molto più grave, è il pensare che tutto debba sempre essere “semplice” e “semplificabile”. Che tutto debba essere, necessariamente e unicamente, o bianco oppure nero. Che tutto possa essere “immediatamente intuito”, che invece non necessiti, tante volte, “di tempo e di spiegazioni”, per essere ben compreso, prima di provocare in noi una qualsiasi reazione. Temo che, molti fruitori dei “social”, utilizzino questi spazi come un palcoscenico, un podio dal quale arringare inesistenti platee e dal quale trasmettere stili di vita e modi di relazionarsi diversi, e che inducano a condotte conseguenti.
In Italia abbiamo un detto popolare, che dovrebbe suggerirci una saggia condotta: “presto e bene non vanno insieme!”
Conosciamo tutti il mito della Torre di Babele.
Gli uomini, che costruivano la Torre di Babele, avevano le competenze e le capacità per buttarsi, anima e corpo, in una impresa straordinaria. Il progetto avanzava... Poi rimase la Torre incompleta. Gli uomini si erano dispersi, erano andati altrove, ciascuno per la propria strada, perchè tra loro non si comprendevano , non si capivano, non si accettavano.
Quando siamo nei “social”, dobbiamo prestare maggiore attenzione. In fondo è - semplicemente - un usare al meglio la propria volontà e la propria intelligenza.


di Mario Paganini