Articolo Nr.198
del 29/11/2018
Ravenna. Congresso provinciale Camera del Lavoro.

Aumenta la ricchezza totale ed aumenta il numero dei poveri. Quindi il vigente modello economico consente ai ricchi di diventare sempre più ricchi, ma non emancipa i poveri. Anzi, questi ultimi aumentano nel numero e non hanno prospettive di uscire da una condizione di miseria.
Una classe politica, che “parla” alla “gente” e che “sale in cattedra” per insegnare alla “gente”, non è gradita ai più.
Occorrebbe una classe politica che sapesse anche “ascoltare” le “persone” e che sapesse instaurare, con le “persone”, un dialogo sincero, aperto, proficuo, coatruttivo.
Insieme si ragiona meglio.
Solamente chi non ha testa ha bisogno di un capo.
Quando la realtà richiede competenze, occorre tempo e conoscenze.
Le risposte facili non sono quasi mai le risposte giuste. La semplificazione estrema e forzata porta ad inesattezze, a dare risposte errate, ad azioni sbrigative e profondamente sbagliate. L’ingiustizia non va combattuta con “slogan”, efficaci quanto effimeri. Al contrario, così facendo, ingiustizia chiama ingiustizia. Se è giustizia, questa è di tutti e per tutti. La giustizia, quando è imposta dai vincitori, non è giusta. Non ci può essere pace senza giustizia. Non ci può essere pace, quando questa è imposta con la forza e/o la sopraffazione.
Quello attuale non è un modello di sviluppo economico di “pace”.
È un modello di sviluppo economico di “non pace”, ossia: di una guerra combattuta senza l’uso di armi.
È sufficiente guardarsi attrono. Contiamo i morti per incidenti sul lavoro, i morti conseguenti aver prestato la propria opera in un ambiente di lavoro pericoloso e/o gravemente inquinato, i morti per stili di vita insani, i morti per l’abuso di droghe ed altre sostanze che, falsamente, illudono di poter rendere la realtà esterna meno crudele, e infine le morti di tanti giovani nei“sabato sera”.
E poi ci sono le morti provocati da un dissennato sfruttamento di territori, che inducono alla fuga intere popolazioni. Fuga con qualsiasi mezzo ed a qualsiasi costo.
Ultimo, non meno importante, l’ambiente. Non si può certo dire che con la Terra tutti cerchino un rapporto amicale, di rispetto ossia: “pacifico”!
La CGIL dovrà scegliere. La società globalizzata si caratterizza per avere organizzazioni sindacali in senso stretto oppure soggetti politici. In passato, in Italia, abbiamo osservato sindacati essere la ruota di trasmissione di partiti politici. Ora, una grande confederazione, deve assumersi il compito di essere anch’essa un soggetto politico.
Se il “popolo è sovrano” l’esercizio di questa sua sovranità si deve manifestare attraverso il rispetto di specifiche ritualità. La “democrazia diretta” è una illusione e, quando è "su larga scala”, purtroppo, diventa presto una tragica farsa. La democrazia diretta, allora, si esplicita nel plebiscito. Qualcuno decide quali siano le domande che debbono essere poste. A tali domande è possibile dare una adesione piena e incondizionata. Oppure opporvisi con un “no”, che non lascia alcun margine di trattativa. E gli astenuti, come sempre per gli assenti, hanno “sempre torto” o "si adeguano".
Occorrono strutture intermedie, competenti e preparate, che - con pazienza - sappiano mediare tra interessi opposti e contrapposti, nella direzione del maggior bene comune o del minor danno possibile. Il “compromesso” non è un vizio, ma una virtù, quanto guidato dal discernimento!
In un momento storico in cui il soggetto che promuove le Leggi sfuma, occorre con forza riaffermare il diritto di proporre leggi di iniziativa popolare. Le “comunicazioni” di vario genere e natura, inoltrate da organismi internazionali o sovranazionali, sono importanti. Ma non meno importanti sono le iniziative popolari che hanno ottenuto la collaborazione di organizzazioni e associazioni democraticamente costituite!
Occorre restare in Europa e riaffermare l’idea di una Europa dei popoli. Spiegare perchè è necessaria una Europa unita. Motivare perchè è non più procrastinabile una Europa il cui motore sia il Parlamento e non le Commissioni. Occorre andare oltre gli organismi squisitamente tecnici. Regole simili, che tendano ad essere comuni in tutti gli Stati, almeno per il diritto commerciale, societario e tributario.
Un fisco adeguato ai tempi. Promuovere una grande mobilitazione per un fisco più equo, a dimostrazione che la situazione esistente non può essere ulteriormente tollerata.
Esigere apparati burocratici più efficienti, rispettosi ed attenti al cittadino e alle imprese. Va profondamente ripensata la Pubblica Amministrazione, che deve essere al servizio dei cittadini e delle imprese, e non il contrario. Non debbono diventare, i cittadini o le imprese, sudditi e servi docili di un apparato elefantiaco, arretrato, che si auto-alimenta e che, inevitabilmente, favorisce ed induce alla corruzione od alla concussione!
La scuola. L’educazione civica. Conoscere la Costituzione. Riscoprire la dignità e l’importanza di tutti gli insegnamenti, di tutte le materie, compresa quindi anche la Storia, negli ultimi tempi bistrattata. Chi non conosce la Storia, spesso ne ripete gli errori.
Più ricca deve essere la formazione e l’struzione negli anni della scuola dell’obbligo. Senza sottrarre nulla alle materie, ma approfondendo la conoscenza delle lingue, delle nuove tecnologie, della informatica specialmente quella cosiddetta "libera".
La conoscenza porta nuove idee e la voglia di fare impresa.
Occorre più attenzione alla creazione delle condizioni che producono nuova ricchezza e meno maniacale spreco di energie sul come ripartire la ricchezza esistente.

La presidenza mi fa notare che sto andando oltre il tempo accordato per gli interventi.
Non mancheranno altre occasioni.
Grazie per la Vostra attenzione.


di Mario Paganini