Articolo Nr.109
del 26/12/2011
Forzati a lavorare per più di quarant’anni.

Probabilmente non ce ne rendiamo conto, ma la crisi economica che stiamo vivendo non è la solita crisi, sembra invece essere una crisi di sistema.
Il nostro modello di sviluppo si fonda su un principio (erroneo): “tutto è infinito”. Se ciò può essere vero in Fisica, non è vero per quello che esiste sulla Terra. La Terra è come una navicella spaziale: enorme, ma con risorse limitate. Quindi tutto nella Terra è determinato e limitato nella sua quantità; magari è una quantità enorme, ma è pur sempre una quantità finita.
Dunque tutte le risorse, siano quelle ambientali o siano quelle umane, vanno gestite al meglio.
Anche la quantità di lavoro offerta e quella domandata sono determinate e limitate.
Eppure chi ha il compito di fare scelte, per il bene comune, continua ad ignorare quello che, invece, è ben chiaro e manifesto ad un numero sempre maggiore di persone.
L’approvvigionamento di energia a basso costo, in futuro, sarà sempre più problematico.
L’ambiente più che interagire sembra “reagire” all’azione umana e all’inquinamento derivante dalle esigenze e dai modi di vita e di produzione dell’ umanità.
L’innovazione tecnologica crea un numero di posti di lavoro inferiore ai posti di lavoro che fa scomparire.
Anche il lavoro, pertanto, diventerà presto una risorsa limitata e da dover condividere.
Veniamo all’Italia. I recenti provvedimenti del Governo non mi tranquillizzano. Seguono “vecchie” logiche e “vecchie” idee. Poi, quello che più mi lascia basito è che - ora - sembrano essere provvedimenti “condivisi”, in Parlamento, da tutti o quasi.
Forse è ancora presto. Di certo occorrerà attendere che il Prof. Mario Monti finisca di esporre e di proporre il suo progetto complessivo, ma le prime mosse sono all’insegna della continuità con il recente passato …
Oggi i lavoratori sostengono il peso di una Pubblica Amministrazione sempre più in affanno. Inoltre l’efficienza e l’efficacia del Fisco italiano non sono confrontabili con quello delle altre nazioni occidentali.
Per molto tempo in Italia si è “sognato” di poter fare a meno dell’industria e si è “pensato” di poter reggere la globalizzazione con l’intermediazione commerciale e/o finanziaria e con il turismo.
Ora ci stiamo scuotendo, ma non siamo ancora ben desti.
I lavoratori nei prossimi anni verseranno dei contributi per delle pensioni che si defileranno innanzi a loro e nel tempo. Non solo, ma saranno anche chiamati a pagare di più oggi, per ricevere di meno domani. Sono, dunque, i lavoratori che, per ora e di fatto, daranno un concreto aiuto alla riduzione del debito pubblico. Resta da vedere, poi, se le aziende potranno “reggere” la concorrenza quando - al loro interno - gli anziani risulteranno essere assai numerosi. Infine, molto spesso, in Italia, gli anziani, in ambito familiare, sono una risorsa. Le “famiglie giovani”, infatti, … attingono ai loro vecchi in vario modo. Però il procrastinare nel tempo l’uscita dal lavoro di alcuni, oltre a creare minori opportunità per gli altri, darà origine ad una qualità della vita e dei servizi inferiore a quella esistente.


di Mario Paganini