Articolo Nr.101
del 29/08/2011
Io non pago! Paghi tu? Paga lui? No, paghi Pantalone!

Ragioniamo: se “i saldi devono restare invariati”, ma i costi della politica non saranno tagliati, ma gli evasori ed i ricchi continueranno a non pagare od a pagar poco, mentre i ricchissimi già si stanno defilando, negandoci la loro solidarietà; ebbene, poche illusioni: a pagare sarà Pantalone!
Insomma, i soliti, che già pagano, avranno meno servizi, poca pensione e più tasse!
Lo sciopero dei giocatori del pallone, però, ci ha dato un po’ di tempo per noi stessi e per riflettere, così come un esempio di comportamento.
Vent’anni fa ci si infiammava e si scioperava, in tanti e per molti motivi. Vent’anni fa ci si scandalizzava per un dirigente se percepiva quaranta volte il reddito di un suo operaio o per un campione del mondo se avesse ingaggi equivalenti a due, tre dirigenti.
Oggi un dirigente o un big dello sport, ogni anno, accumulano emolumenti come 500 e perfino 1.000 lavoratori dipendenti, ma nessuno pare s’indigni. Perché? Che cosa è accaduto?
I popoli sulla sponda Sud del mar Mediterraneo sono in rivolta. Moti di piazza sono segnalati anche in Grecia, in Spagna, in Francia, in Inghilterra e perfino in Polonia.
Forse gli italiani stanno pensano che quanto sta accadendo in Italia sia cosa buona e giusta per tutti!?
Penso che lo sciopero dei calciatori abbia rotto un incantesimo. E che le tasche vuote di tanti italiani, in Autunno, faranno il resto.
Non sarà più possibile colpevolizzare i mass media e/o i tanti leader per lo stato delle cose.
Certamente i mass media ci hanno distratto, confuso, disinformato.
Certamente i leader politici, con i loro teatrini, ci hanno disgustato.
Certamente i leader sindacali ci hanno guidato male.
Ma non tutti i mass media, non tutti i partiti, non tutti i sindacati sono uguali.
La realtà esiste. O proviamo a governarla oppure ne resteremo travolti e schiacciati.
Dobbiamo esistere, resistere e reagire da persone vive!
Smettiamo di avere paura di qualsiasi altro ci sia dato di incontrare!
Proviamo a dialogare con lui. Chi ci è “prossimo” non necessariamente ci deve essere sempre ostile o nemico! Proviamo ad esporgli i nostri dubbi ed i nostri bisogni. E ad ascoltare i suoi dubbi ed i suoi bisogni. Proviamo a condividere una strategia per porre fine ai dubbi ed ai bisogni di tutti e nell’interesse di tutti.
Non servono dei mediatori, possiamo essere noi stessi il nostro mass media.
Documentiamoci e cerchiamo di ricordare che cosa propongono i politici per uscire dalla crisi. E,con un minimo di attenzione, realizzeremo che “non tutti i partiti sono uguali!”
Documentiamoci e cerchiamo di ricordare che cosa propongono i leader sindacali per uscire dalla crisi. E, tra pochi anni, ci stupiremo quando ci capiterà di ricordare che la ricetta di qualche sindacato, per uscire dalla crisi, consisteva nel lavorare come schiavi, senza diritti e senza “feste”, e nel protestare con discrezione, di nascosto e magari di Domenica! E allora non saremo più una voce (anonima e conformista) nel coro dei “tutti i sindacati sono uguali!”
Quando la misura è colma è possibile solamente una cosa: reagire.
Lo sciopero del 6 settembre deve essere un segno. Con esso il popolo dei “fessi” manda un segnale, forte e chiaro, al popolo dei “furbi”. Un’altra Storia può essere scritta. Dipende da noi l’esserne tra i possibili autori. Un’adesione, responsabile, convinta e numerosa allo sciopero del 6 settembre ne segnerà l’inizio.


Mario Paganini